Approvata la legge anti sprechi

sprechi-alimentariApprovata senza neppure un voto contrario una nuova normativa che semplifica le procedure di donazione e distribuzione delle eccedenze alimentari. Viene normata anche la raccolta di farmaci, incoraggiata la doggy bag e previsti sgravi fiscali per incentivare i virtuosi.
È stata approvata il 17 marzo alla Camera la legge antisprechi nel settore alimentare dal titolo “Norme per la limitazione degli sprechi, l’uso consapevole delle risorse e la sostenibilità ambientale”, un testo unificato che raccoglie in sé i contributi di diverse progetti di legge e che ha raccolto i pareri favorevoli delle Commissioni Affari Costituzionali, Giustizia, Finanze, Cultura, Ambiente, Attività produttive, Lavoro, Agricoltura e Politiche UE. Un viatico importante per la votazione, che infatti ha visto ben 276 voti a favore, 106 astenuti e zero voti contrari.
Gli obiettivi
Innanzitutto, l’obiettivo è ridurre gli sprechi per ciascuna delle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione di prodotti alimentari, farmaceutici e di altri prodotti, favorendo il recupero e la donazione di tutte le eccedenze a fini di solidarietà sociale e promuovendo il riuso e il riciclo. Un obiettivo che la legge raggiunge rendendo più fluido, agevolando anche con nuove risorse e semplificando il sistema che ha come principali protagonisti ONLUS, grande distribuzione, organizzazioni agricole, imprese.
L’idea di fondo è che le eccedenze alimentari (per esempio gli alimenti invenduti per carenza di domanda o ritirati dalla vendita perché rimanenze di attività promozionali) e gli alimenti recuperati (prodotti alimentari scartati dalla catena agroalimentare per motivi commerciali o estetici o perché prossimi alla data di scadenza, nel rispetto rigoroso delle misure di conservazione) non sono rifiuti, ma cibo “buono” che può essere utilizzato per chi ne ha bisogno. Le norme favoriscono anche il recupero e la “donazione” dei prodotti farmaceutici (sempre nel rigoroso rispetto delle misure di conservazione e validità) e la ricerca sul confezionamento dei prodotti alimentari per limitare sprechi e ridurre eccedenze e rifiuti.
Il testo stabilisce innanzitutto che «gli operatori del settore alimentare possono cedere gratuitamente le eccedenze alimentari a soggetti cessionari i quali possono ritirarle direttamente o incaricandone altro soggetto cessionario» e obbligando le organizzazioni che ritirano le eccedenze a destinarle a favore di persone indigenti. Altra di­sposizione importante è quella che prevede la possibilità di cedere le eccedenze alimentari anche «oltre il termine minimo di conservazione, purché siano garantite l’integrità dell’imballaggio primario e le idonee condizioni di conservazione» inoltre, gli alimenti prodotti della panificazione invenduti o eccedenti, che non hanno bisogno di essere conservati in frigo, possono essere ceduti entro le 24 ore successive alla produzione anche da parte di supermercati, hotel o ristoranti. Ovviamente spetta alle organizzazioni che ritirano il cibo rispettare le corrette regole di conservazione che garantiscono igiene e sicurezza, e devono inoltre selezionarli per assicurarsi che arrivino agli indigenti in condizioni idonee al consumo.
Per quanto riguarda i soggetti che possono ritirare e distribuire le eccedenze, la legge aggiunge alle ONLUS anche tutti gli enti privati non profit che «promuovono e realizzano attività d’interesse generale anche mediante la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità sociale nonché attraverso forme di mutualità». Sempre per quanto riguarda lo spreco di cibo, via libera anche in Italia alla doggy bag, il contenitore di cui i ristoranti potranno dotarsi per permettere al cliente di portare via quanto non consumato.

Fondi e sgravi fiscali
Chi dona avrà agevolazioni fiscali e potrà ottenere uno sconto sulla tassa dei rifiuti proporzionale alla quantità di cibo donato.
Un impegno rispettato
Nel corso dell’iter, durato meno di un anno, sottolinea Mario Marazziti, presidente della Commissione affari sociali, si è puntato ad affrontare tre aspetti: quello della semplificazione, quello della sicurezza alimentare e quello fiscale. «Si è inteso favorire tutte quelle organizzazioni che contribuiscono a ridurre lo spreco, come il mondo delle aziende, della GDO (grande distribuzione organizzata) e della ristorazione, e i soggetti che raccolgono e distribuiscono il cibo agli indigenti», spiega ancora il presidente. «Molta attenzione è stata poi posta alla sicurezza alimentare, in modo da garantire che ai poveri arrivi cibo “buono”, e infine si è chiarito che le donazioni sono atti liberali, e non scorciatoie per mettere in atto qualsivoglia pratica di evasione fiscale».
Fonte: vita.it

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