Bibite zuccherate addio. Mai più nelle scuole dal 2018

Sta per suonare l’ultima campanella per i cosiddetti soft drinks. A partire dal prossimo anno, infatti, dai distributori automatici delle scuole secondarie di tutta Europa potrebbero sparire le lattine di Coca Cola, Pepsi, Fanta e Sprite.
Ad annunciarlo sono stati gli stessi produttori, riunitisi a Bruxelles, attraverso l’Unesda, l’associazione europea di categoria che rappresenta i principali marchi di bevande analcoliche. Si tratta quindi di un’iniziativa volontaria che non prevede sanzioni per gli inadempienti, ma che si può ugualmente salutare come una positiva presa di coscienza da parte della grande industria.
Il blocco scatterà in maniera progressiva dal 2018 e riguarderà entro la fine dell’anno tutti i Paesi dell’Unione Europea, coinvolgendo oltre 50mila scuole secondarie e 40 milioni di studenti. A partire dal 2019 quindi si dovrebbero trovare in vendita negli istituti scolastici solo bibite a basso contenuto calorico o prive di calorie.
A questo si aggiunge un impegno per la riduzione degli zuccheri aggiunti di un ulteriore 10% entro il 2020, che fa seguito al taglio del 12% già applicato tra il 2000 e il 2015. Dal 2006, inoltre, gli aderenti a Unesda hanno introdotto limitazioni alla pubblicità nei canali diretti a bambini sotto i 12 anni e l’astensione dalle vendite di soft drinks nelle scuole primarie.

Cosa sono i soft drinks?
Si tratta in sostanza di bevande a base di acqua, alla quale vengono aggiunti anidride carbonica, zuccheri, coloranti, conservanti, edulcoranti artificiali e acidificanti.
Il consumo abituale di questo tipo di bibite è sconsigliato perché non apporta alcun valore nutrizionale: assumiamo calorie a vuoto e senza trarne alcun beneficio.
Quel che è peggio è che non provocano nessun senso di sazietà: il nostro cervello infatti riconosce il fruttosio come fonte di nutrimento solo quando viene assunto con le fibre. Lo zucchero delle bevande (composto al 50% di glucosio e al 50% di fruttosio) viene invece introdotto in forma liquida “aggirando” questi meccanismi di riconoscimento.
Oltretutto, le bevande gassate e zuccherate contengono l’acido fosforico che gli conferisce il sapore “piccante-frizzante”. L’eccesso di acido fosforico compromette l’assorbimento di calcio e può causare problemi renali, diminuzione della densità ossea, osteoporosi e perdita muscolare, oltre a favorire (al pari degli zuccheri) lo scioglimento dello smalto dei denti e la fuoriuscita delle carie.

Obesità infantile e malnutrizione in Italia
Secondo i dati della più recente indagine “Okkio alla salute”, condotta dall’Istituto Superiore di Sanità, in Italia i bambini in sovrappeso sono il 20,9% a livello nazionale, con punte più alte nelle regioni del Sud e del Centro: in Campania, Calabria e Molise più di 4 bambini su 10 sono in eccesso di peso. Il 9,8% dei bambini presenta seri problemi di obesità. Se poi si affiancano questi dati a quelli sulla malnutrizione il panorama si fa ancora più allarmante, come ricorda il report “(Non) tutti a mensa 2017” appena pubblicato da Save the Children. Dagli ultimi dati di EU-SILC, l’indagine europea sulle condizioni economiche della popolazione, risulta che in Italia il 5,7% di minori non consuma neppure un pasto proteico adeguato al giorno.

Per questo è tanto più importante l’investimento sulle mense scolastiche come strumento sia di educazione alimentare che di compensazione delle difficoltà familiari: 1 milione e 131mila bambini, infatti, vive in condizioni di povertà assoluta.
Tuttavia, ricorda ancora Save the Children, nell’anno scolastico 2015/2016 solo il 52% degli alunni di scuole primarie e secondarie ha avuto accesso alla mensa. Uno su due in media, ma con punte drammaticamente più elevate in Meridione: in Sicilia, Puglia, Molise, Campania e Calabria, in particolare, il pasto a scuola è disponibile solo per una percentuale di alunni compresa fra il 20% e il 37% del totale.

Da Slow Food – Andrea Cascioli

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