Chiarezza su OGM e consumo del territorio

Tutti i nuovi Ministri troveranno sulla scrivania un buon numero di dossier aperti, con non poche situazioni urgenti. Non fa eccezione l’agricoltura, per la quale evidenziamo due questioni la cui gestione può — tra l’altro — fornire subito chiari indizi sulle idee del nuovo titolare del dicastero e di tutta la compagine governativa.

Il primo riguarda gli OGM: la Commissione europea sta (forse) per autorizzare per la coltivazione una nuova variet di mais (Pioneer 1507), mentre a inizio aprile il TAR del Lazio si esprimer sul ricorso che chiede l’annullamento del decreto interministeriale con il quale è stata vietata, nel luglio 2013, la coltivazione in Italia del mais MON 810 (l’unico OGM oggi autorizzato per la semina in Europa). Il Friuli Venezia Giulia intanto sta lavorando per conto proprio a norme di coesistenza tra coltivazioni biologiche, convenzionali e geneticamente modificate e quindi la stagione della semina del mais che si avvicina rischia di trovare un Paese allo sbando, dove qualcuno si sentir autorizzato a seminare e qualcuno legittimato a proibirglielo. Occorre fare chiarezza e, dal nostro punto di vista, in primis intervenire per impedire qualsiasi semina di OGM. Ci auguriamo un immediato intervento del Ministro dell’Agricoltura, che dovr coinvolgere i colleghi di Ambiente e Salute.

Altro tema caldissimo è lo stop al consumo di suolo, sul quale convergono (pur con diverse proposte) ormai quasi tutte le forze politiche, economiche e della societ civile. Il governo Letta (ma prima ancora si era gi mosso il ministro Catania, durante il governo Monti) ha presentato un disegno di legge che ora giace alla Camera, con molti difetti nel testo ma con il pregio di essere una iniziativa che può finalmente sbloccare la situazione. Al neo ministro Martina, dunque, il compito di dare un segnale forte, sperando che accolga le proposte giunte dal forum “Salviamo il paesaggio”, che raduna quasi mille associazioni nazionali e comitati locali e ha lavorato a una attenta e profonda revisione del DdL.

Insomma, buon lavoro!

Roberto Burdese 
(presidente Slow Food Italia)

Fonte: La Stampa del 23 febbraio 2014

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