Il tramonto della contro stagione

Ricordate gli sfavillanti anni Ottanta? I cenoni in quei tempi d’illusorio benessere con menù pantagruelici e piatti improbabili ma scolpiti nel mito di cartapesta rappresentato da Drive In, paninari, chiome femminili cotonate e colori fluorescenti? Imperversavano penne alla vodka, risotto alle fragole, tortellini panna e prosciutto, cocktail di gamberi in salsa rosa… E nei più esclusivi resort di montagna, nelle feste in discoteca, nei ristoranti di massa o anche a casa, per non deludere gli ospiti, frutta a go-go. La prima diffusione dell’esotica — mango, papaya, avocado — e il “miracolo” dei frutti non di stagione ma provenienti dall’altro emisfero: pesche noci, ciliegie e fragole per le feste di fine anno!

Da due settimane monitoriamo questa cosiddetta “controstagione” e possiamo con un certo compiacimento annunciare che il fenomeno si è praticamente esaurito come gli anni Ottanta e ogni voglia di loro revival. La gente avrà messo più giudizio? Forse semplicemente si è resa conto dell’assurdità di pagare oro per prodotti non buoni e incredibilmente inquinanti (tra viaggi, trattamenti chimici nelle coltivazioni, senza poi pensare allo sfruttamento della manodopera), ma sta di fatto che i nostri contatti al mercato ci dicono che quel periodo è ormai un lontano ricordo. Resistono un poco i frutti esotici, quelli sì. Tra l’altro sono importati sempre più velocemente e quindi al giusto punto di maturazione, ma sappiate che in Sicilia si stanno iniziando a produrre ottimi avocado e mango: meglio comunque scegliere il meno distante.

Diciamo che il declino della controstagione è una piccola buona notizia di inizio anno, mentre noi sicuramente al mercato sceglieremo gli ottimi agrumi del nostro Meridione. Ricordatevi del Presidio Slow Food degli agrumi del Gargano, però ovunque ci sono ancora ottime clementine (queste non per molto!), arance bionde e le eccellenze sicule: della zona di Ribera (Navel e Washington) e le rosse Tarocco. Compratele sempre con le foglie attaccate, prendete le cosiddette “naturali” che non sono state forzate nella maturazione e che sono diventate perfettamente succose sulla pianta. C’è da impazzire di gusto: per spremute, insalate agrodolci, mix di succhi ed estratti o più semplicemente la frugale gioia di sbucciarle, sentire il profumo degli oli essenziali che invadono l’aria e divorarne gli spicchi con voluttà. Quale modo migliore per terminare ogni tipo di cena, cenone o cenina che sia!

Carlo Bogliotti

Da “La Stampa”, 29 dicembre 2018

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