Recensione del libro di Matteo Bortolon “La gabbia dei trattati”

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Recensione del libro di Matteo Bortolon
“La gabbia dei trattati”
Edizione DISSENSI

Siamo nell’era dell’esplosione del liberismo che si fa strada anche coi cosiddetti “Trattati di libero scambio”: dunque il tema di questo importante libro è di grande attualità.

Nella giungla delle regole scritte in questi accordi è difficile districarsi e Matteo Bortolon, con chiarezza e lucidità, ci aiuta molto a capire di cosa effettivamente si tratta, mettendo in luce i lati segreti e dunque le preoccupanti condizioni che tali accordi mirano ad imporre al mondo: la lettura ha certamente di molto ampliato la mia conoscenza sull’argomento.

Finora le informazioni che avevo raccolto qua e là e i documenti diffusi da coloro che più se ne occupano del mondo attento e libero dell’Economia Sociale, mi avevano già convinto della pericolosità di tali percorsi, che non sono altro che le basi per costruire ciò a cui mirano da molto tempo i poteri forti dell’economia e della finanza (quest’ultima soprattutto negli ultimi 30 anni): fare in modo che si giunga ad uno stadio tale che il reale potere passi definitivamente dagli Stati Sovrani alle loro mani.

Non per nulla un mantra è infatti: “deregolamentazione e minore intervento pubblico”! E ciò senza fare troppo clamore, attraverso incontri definiti “round”, i cui risultati sono per lo più coperti da segreto e presentati, quando è impossibile farne a meno, sempre in termini positivi, puntando a sottolinearne i benefici in termini di crescita di economia e lavoro, oltre che di PIL, mentre in realtà, come dimostra il libro, ciò non è per nulla vero, anzi è proprio il contrario!

Se tutto proseguisse come vogliono questi “poteri”, ne conseguirà che i cittadini diventeranno, ancora più di quanto non lo siano già ora, oggetti/consumatori, manovrati a piacimento da sistemi informativi sempre più sofisticati e coercitivi e con lo Stato che sarà solo uno specchietto per le allodole, utile solo per dare una parvenza di democrazia, in quanto ogni Parlamento sarà nei fatti esautorato da ogni sostanziale potere decisionale.

Già ora è evidente questa deriva e lo sappiamo bene anche noi Italiani, dove le decisioni del governo sorpassano spesso ogni dibattito democratico parlamentare, chiamato semplicemente a ratificare scelte predeterminate da un gruppo ristretto: è il modello del liberismo imperante che da tempo si fa strada, preparando il terreno per la favorevole accettazione, senza particolari traumi, della vera e propria “gabbia” che i trattati ci stanno confezionando.

In altre parole si potrebbe dire che ormai il liberismo sembra essere l’unica strada possibile di evoluzione del mondo. Perciò i Governi dei vari Stati, e non solo quello Italiano, agiscono in perfetta sintonia con i percorsi che i Trattati tracciano, ancor prima che vengano sottoscritti. Ciò è possibile per l’enorme numero di lobbisti, rappresentanti delle grandi aziende sovranazionali, che popolano le stanze della politica, della Commissione Europea, dei luoghi dove si prendono le grandi decisioni per la gestione della cosa Pubblica e si dettano le regole scritte negli stessi Trattati. Di fronte dunque a questa Gabbia in cui ci vorrebbero rinchiudere, non possiamo che ringraziare tutti coloro che studiano queste questioni, come appunto ha fatto Bortolon: facciamo perciò tesoro delle informazioni che ci danno, che ci aiutano a capire cosa si nasconde dietro tali accordi e soprattutto smascherano le negative conseguenze dei trattati già in vigore.

Il libro ha tra l’altro il pregio di fare la storia dei vari trattati, ne fa capire l’origine, i contenuti e i nessi.

Nel suo racconto storico comincia col WTO, oggi un po’ in disarmo ma ampiamente e meglio sostituito da altri accordi, e man mano ricorda quelli già attivi, quelli in fase di elaborazione, le difficoltà che incontrano, i successi e gli insuccessi, là dove si è riscontrata una presa di coscienza e resistenza diffusa dei cittadini che hanno coinvolto con la propria azione vari parlamentari. Ciò che viene spesso messo in evidenza è che i contenuti e obiettivi dei vari accordi, sono di fatto identici, il che dimostra chiaramente essere il risultato di un’unica regia!

Per la stesura dei punti e delle regole vengono coinvolti i Governi, non i Parlamenti.

Quando si tratta di prendere decisioni i Parlamenti, infatti, non sono in grado di farlo in piena coscienza perché hanno poco tempo per riflettere, discutere, approfondire i contenuti, non disponendo per tempo di informazioni sufficienti. Così ci si ferma alle promesse della crescita del PIL, del lavoro e dell’economia in generale, che in realtà, come ripeto, si sono dimostrate del tutto false nelle esperienze in essere.

Preoccupante è poi la volontà sempre più spinta affinché i contenuti dei trattati comprendano anche i servizi, tra cui ovviamente sanità e beni comuni (acqua ed energia), che vedono ovviamente le aziende interessate solo all’enorme potenziale fatturato e non certo al maggior beneficio sociale dei cittadini!

Di questo ne sappiamo qualcosa anche in Italia dove, nonostante un referendum vinto sull’acqua pubblica, le idee liberiste di cui è permeato il governo e molti parlamentari, stanno vanificando la scelta, in piena sintonia, anche qui, con i dettami dei trattati prossimi venturi, se riusciranno ad entrare in vigore.

Le decisioni in merito ai trattati poi non sono mai sottoposte a referendum, quando invece sarebbe più che mai indispensabile! L’autore a tal proposito cita un’unica esperienza fatta in Costarica, dove il trattato ha vinto di pochissimo, creando grande apprensione al Governo liberista del Paese. Posso presumere che a seguito di questa esperienza si farà di tutto in futuro per evitare l’applicazione di questo fondamentale strumento democratico.

Non manca il libro di affrontare, nella sua parte centrale, il tema delle controversie e degli arbitrati internazionali, aspetto certamente tra i più pericolosi e delicati di questi accordi. Al di là di chi siano queste oscure figure di “arbitri”, ben chiariti nel libro, la volontà sottesa a cui si vuole giungere è che qualunque azienda deve avere l’opportunità di citare liberamente in giudizio uno Stato che, per scelte e regole proprie (ad esempio non uso di OGM o leggi interne di protezione ambientale), impedisca a certi prodotti di poter essere regolarmente commercializzati sul proprio territorio. Ciò costituirebbe mancato guadagno per l’azienda, che avrebbe dunque diritto di chiedere i danni, citando in giudizio lo Stato sovrano, con richieste di indennizzi milionari!

La tragica conseguenza sarebbe che le leggi di uno Stato, i vincoli posti dalle Costituzioni e le decisioni prese democraticamente dai Parlamenti, non avranno alcun potere in quanto prevarranno le regole scritte nei Trattati: fosse solo per questo sarebbe subito da bocciare ogni accordo.

Gli ultimi trattati, quelli che ci riguardano più da vicino (TTIP, TISA, TPP) sono espressione di una nuova strategia emersa dopo che si sono evidenziate notevoli difficoltà per arrivare alla sottoscrizione di un unico accordo mondiale (multilaterale, tentativo iniziato col WTO). Si è passati così ad una strategia di accordi regionali/zonali, più semplici da realizzare, perché coinvolgono meno Stati, ma nella sostanza i contenuti e gli obiettivi sono comuni, come anche le regole scritte, perché chiaramente la regia è unica. Si cerca dunque solo di aggirare l’ostacolo, raggiungere lo stesso obiettivo di ingabbiare a livello mondiale, con una strategia diversa!

Siamo ancora in tempo, ammonisce Matteo Bortolon, perché per fortuna alcune info filtrano dalla segretezza e arrivano all’opinione pubblica e creano scompiglio, perché fanno capire che in gioco c’è la sovranità democratica degli Stati.

Per le lobby economico–finanziarie non sempre dunque tutto fila liscio, è già successo che gli intoppi, vedi l’esperienza di Seattle, rallentino, blocchino e a volte facciano cadere certi trattati. Per questo dobbiamo stare attenti e vigili, il liberismo sfrenato che sta dominando il mondo e i nostri Governi, non molla la presa, non ha paura delle sconfitte parziali. L’attenzione perciò deve essere costante e massima e noi dobbiamo continuare ad operare per fare in modo che il potere, il più possibile, rimanga nelle mani del popolo sovrano!

Questo e molto altro è contenuto nel libro, che ho trovato chiarificatore: buona lettura!


WTO, CAFTA, TISA, TTIP: sigle ignote all’uomo della strada, trascurate nei talk show, disertate dai giornali, se non come necessità inaggirabili perché garantiscono il “libero commercio”. Sigle dietro le quali esiste un formidabile potere, il progetto di una società fondata sul profitto e sul consumo, in mano alle multinazionali e alle forze a loro asservite. Sigle che designano i Trattati di libero mercato. Accordi negoziati la cui opacità e segretezza è proporzionale alla forza di piegare le sovranità democratiche alle implacabili regole del commercio globale. Accordi che estendendosi sull’intero pianeta costituiscono una vera gabbia d’acciaio per i popoli e gli Stati, sovvertendo dall’interno le costituzioni democratiche e piegando le politiche agli interessi forti. Merci, servizi pubblici, energia, alimentazione ambiente; nessuna sfera della vita pubblica ne risulta immune.
Partendo dall’ondata liberoscambista degli anni Novanta, si vede come nel decennio successivo i Trattati da un lato concretizzino l’avanzata dell’agenda corporativa, dall’altra suscitino proteste e opposizioni da parte dei popoli tanto da intralciarne seriamente il cammino. Dopo aver visto il sostanziale fallimento dei grandi accordi globali a favore di una vera e propria proliferazione di accordi bilaterali nel primo decennio del XXI secolo, si presentano i nuovi micidiali accordi dell’epoca della Grande Crisi (TTIP, TPP, CETA) nel segno di un nuovo progetto strategico di dominazione egemonica. E della reazione popolare ad essi, che tenta di ridare la parola ai cittadini e ai movimenti.

a cura di Giovanni Acquati (socio della CFL, fondatore di MAG2e cofondatore di Banca Etica)

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