Val Gandino: nasce una comunità resiliente

Transition-Towns-RocksBarbara, Elena, Giovanna, Gloria, Nadia. Cinque donne, impegnate ad innescare una rivoluzione culturale. Da alcuni mesi guidano il gruppo «Val Gandino in transizione». Hanno già promosso iniziative, incontri, attività: una bacheca virtuale, una bancarella del dono, un orto comunitario. E serate a tema energia e cambiamento climatico. Perché i grandi problemi globali possono essere affrontati anche a partire da piccole azioni locali.

«Il gruppo “Val Gandino in transizione” si ispira al movimento internazionale delle Transition towns, nato una decina d’anni fa in Inghilterra. Movimento che vuole dare una risposta a livello di comunità locali a tre minacce attuali: l’esaurimento dei combustibili fossili, il cambiamento climatico e la crisi economica», sostiene Gloria Gelmi. «Sogniamo – prosegue – una comunità resiliente in Val Gandino, quindi una comunità in grado di resistere in modo elastico e riprendersi in modo creativo da questi shock che ci stanno minacciando».

Per dar forma al sogno il gruppo ha iniziato con un percorso di autoformazione. Infatti, spiega ancora Gloria Gelmi, «uno dei cavalli di battaglia del movimento della transizione è che si parte sempre a livello personale: quando abbiamo iniziato a modificare il nostro modo di vedere le cose, allora possiamo pensare di trasmettere questo messaggio di cambiamento anche agli altri». Sono poi arrivati i primi eventi di sensibilizzazione e iniziative concrete nei Comuni delle Cinque terre.

«Vorremmo costruire comunità in grado di innescare processi di mutuo aiuto, di autosostegno e mettere in piedi un’economia alternativa basata sul dono e sulla reciprocità, non sulla moneta di scambio. Abbiamo cominciato su piccola scala con una bacheca virtuale delle risorse da condividere: oggetti, saperi, conoscenze, informazioni. Questa iniziativa si materializza in una bancarella del dono già attiva al mercato del sabato mattina a Peia: gratuitamente si può prendere quello che serve e portare quello che non serve più». Inoltre, a Gandino, in un terreno dietro la casa di riposo, è nato un orto comunitario. «Si tratta di uno spazio dove si sono già tenuti corsi di agricoltura biointensiva. Qui si stanno mettendo in pratica gli insegnamenti di questi corsi. Una decina di persone si è presa l’incarico di curare l’orto». Sono già stati piantati aglio, cipolla, verza, segale e frumento.

«La visione che mi ha colpito del movimento delle Transition towns è anzitutto la condivisione, il lavorare per e non contro qualcosa – sostiene Nadia Colombi. – L’idea che cerchiamo di far emergere, anche quando condividiamo le nostre esperienze, è come possiamo vedere la Val Gandino fra 20 o 30 anni».

Molto interessante anche un’esperienza pratica che sta portando avanti la cooperativa Retenergie: centinaia di soci in tutta Italia con i propri soldi finanziano impianti comunitari di produzione di energia rinnovabile, tema che ci riporta al nesso strettissimo tra produzione di energia e cambiamento climatico. Un nesso che viene spesso dimenticato quando invece si affrontano i problemi in modo separato.

Chi fosse interessato può contattare il gruppo all’indirizzo ttvalgandino@libero.it

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