Vendemmia anticipata, specchio di un mondo malato

Questi primi giorni dell’agosto 2017 nelle mie Langhe sono destinati a passare alla storia. E non per qualche cruento fatto di cronaca, degno di occupare le prime pagine dei giornali nazionali, ma per un avvenimento che, pur facendo molto meno rumore, dovrebbe interessarci tutti.

Il fatto straordinario, legato alle variazioni climatiche, è la vendemmia anticipata che ha già cominciato a manifestarsi nell’ultima settimana di luglio. Tant’è che già da giorni si stanno raccogliendo alcune uve sia a bacca bianca sia nera.
E nonostante sia senz’altro vero che i tempi della vendemmia sono piuttosto variabili, e che ogni anno vengono influenzati da diversi fattori, a memoria d’uomo non si è mai vendemmiato prima di Ferragosto.

Anche la salubrità delle uve è messa a dura prova da questo clima; in piemontese (con un termine forse non molto tecnico, ma efficace) si dice che c’è il rischio di trovarsi in vigna con l’uva cheuita, ovvero cotta dal sole e dall’arsura. Questa condizione non permette la maturazione ideale (necessaria in cantina per fare un buon vino) che si ottiene grazie all’escursione termica tra il giorno e la notte. Oggi, con le giornate bollenti e le notti che non rinfrescano, la mancanza di questa alternanza mette a rischio la formazione del contenuto zuccherino ideale, che sarà la base per la fermentazione e la vinificazione.

Che la vendemmia sia stata anticipata di qualche settimana e che il grande caldo possa aver stressato le uve, forse sembrerà una notizia non così rilevante. Tuttavia, va inclusa in un ragionamento più ampio.

Problemi e stravolgimenti dell’enologia europea si verificano già da qualche anno: basti pensare alle ultime difficili stagioni della Borgogna, o al fatto che nuovi vigneti vengono impiantati nel sud del Regno Unito. Le aree vitivinicole storiche sono sempre più stressate, mentre aumentano le latitudini alle quali si può coltivare la vigna, così come crescono le altitudini. Anche qui, sui pendii dell’Alta Langa, che una volta erano quasi interamente dedicati alla coltivazione della nocciola e al pascolo degli animali, oggi ritroviamo una zona vitivinicola pregiata e in crescita, interessante anche per grandi produttori storici che intravvedono nei vantaggi climatici dell’altezza una possibilità di crescita.

Non apro il fronte della qualità del vino che si otterrà da questa vendemmia: come sempre non avrebbe senso fare alcuna previsione, bisognerà necessariamente aspettare che l’uva sia in cantina, quando sapremo con più chiarezza se avrà preso troppa o troppo poca acqua, se non si saranno abbattute grandinate e via dicendo.

Nel frattempo, il 2 agosto 2017, c’è stato il famoso Overshoot day, ovvero il giorno in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse rinnovabili disponibili per l’anno in corso. Da quel giorno, quindi, oltre alla vendemmia delle uve bianche è iniziato il sovrasfruttamento del pianeta Terra, e chissà che per noi tutti non sia arrivata l’ora di riflettere su quello che sta succedendo a causa della nostra indifferenza.

Carlo Petrini
fonte: Attualità e notizie da “SLOW FOOD”

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