ACCETTARE I CAMBIAMENTI, LA NOSTRA FORZA

Durante la rivoluzione agricola l’umanità ha messo a tacere gli animali e le piante, e ha trasformato il grande spettacolo operistico animista in un dialogo fra l’uomo e gli dèi. Durante la rivoluzione scientifica l’umanità ha messo a tacere anche gli dèi. Il mondo aveva adesso un one-man show.

Yuval Noah Harari – Homo Deus

La pandemia ha sconvolto le nostre vita da quasi un anno e, dopo aver festeggiato la fine del 2020 e l’inizio del 2021, palpita in noi la speranza che la parola covid sparisca al più presto dalle nostre conversazioni e con essa tutto il brutto che ha implicato. Da marzo 2020 ognuno di noi ha accettato limitazioni alla propria libertà, paure nuove, minacce invisibili, diverse modalità di relazione e sopratutto un margine di incertezza enormemente maggiore rispetto a quanto eravamo soliti tollerare. Riguardo alla gestione dello stress da incertezza, si stima che l’essere umano, insieme a molti animali, abbia la capacità di gestirne una certa dose senza entrare nell’ambito della sofferenza ed è un tipo di stress legato all’incertezza di basso grado, per esempio relativa a cosa ci sarà sul menu del mio ristorante di fiducia o cosa mi dirà una persona che mi sta facendo una telefonata inattesa. Quando l’incertezza aumenta e modifica le nostre abitudini, lo stress aumenta proporzionalmente: se per esempio scopro che nel mio ristorante di fiducia lo chef è cambiato oppure il mio telefono ha una grafica completamente diversa, non saprò più cosa spettarmi. Proverò stress ma sarò in grado di gestirlo con un disagio contenuto.
Quando però i cambiamenti avvengono con una frequenza impossibile da prevedere e sono di una portata non prevedibile né quantificabile a priori, come nel caso della pandemia, lo stress supera il livello d’allarme. Non solo le regole del gioco cambiano senza preavviso e senza una regolarità ma non sappiamo nemmeno più a che gioco stiamo giocando. In questo scenario la nostra mente soffre per la mancanza di appigli sicuri e cerca così di ottimizzare ed adattarsi. Ed è qui che scopriamo la nostra grande forza. La capacità che sin dalla preistoria ha permesso alla razza umana di evolvere e progredire: l’adattamento. In un mondo che credevamo controllabile e razionale, asservito ai nostri scopi e al nostro lucro, ecco che un piccolissimo virus ha fatto saltare tutte le certezze. Ma noi siamo ancora qui e possiamo imparare la lezione e insegnarla a chi verrà dopo di noi. Facciamo parte di un sistema enormemente complesso che è il pianeta Terra, in cui esistono milioni di forme di vita interconnesse. Noi siamo una di esse, non siamo superiori. La nostra capacità di inventare, costruire e piegare gli elementi e l’ambiente ai nostri desideri non implica che non verremo toccati dalle conseguenze. E in questo momento in cui complicate parole nuove ci riempiono la bocca, come lockdown, virulenza, immunoenzimatico, la saggezza contadina dei nostri antenati ci viene in soccorso. 


I contadini, legati alla terra da un rapporto di cura e sussistenza, conoscevano e rispettavano i cicli naturali e basavano su di essi la semina, il raccolto e il maggese. Nel caso di un evento inaspettato o di un cataclisma, facevano una semplice cosa: aspettavano. E mentre aspettavano si preparavano per il nuovo inizio che ci sarebbe stato, ragionavano sulle buone pratiche da mantenere e sui  cambiamenti da apportare, preparavano la casa, la dispensa, il corpo e lo spirito.  

Come contadini chiusi nella cascina per sopravvivere a un inverno gelido e nevoso, anche noi abbiamo la possibilità di stare fermi, rivalutare le nostre vite e le nostre abitudine, scegliere ciò che era bene e correggere o eliminare ciò che era negativo. La limitazione della nostra libertà può essere anche l’equivalente di un ritiro meditativo: ha interrotto lo stress della vita iperproduttiva e consumistica e ci ha obbligati a riflettere sull’importanza delle cose che facevamo, del perché le faceva e sulla qualità delle relazioni che intessevamo.

Con alle spalle un lungo monologo, l’umanità ha adesso l’opportunità di rimettersi in ascolto delle molte altre voci che si levano dal pianeta e di correggere il proprio percorso distruttivo. Ognuno di noi, nel suo piccolo, può scegliere di ripartire con scelte di buon senso che, se applicate su scala mondiale, avranno un impatto importanze e positivo.

A partire dal motto del caro Fausto Ferrari: “ Consumare meno, consumare meglio”.

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