È IL MOMENTO DEGLI AGRUMI: CLEMENTINE E ARANCE

NON TUTTA LA PIOGGIA VIENE PER NUOCERE, FORSE… 

Lo scorso fine settimana (due settimane fa ormai, ndr) il Sud è stato flagellato da forti piogge, che a Crotone in particolare hanno anche causato gravi danni. Ferite che sempre più spesso si pagano in tutto il Paese, laddove la mano dell’uomo ha esagerato con la cementificazione e l’impermeabilizzazione dei terreni. Un problema annoso che rende sempre più fragili intere porzioni d’Italia e ci spinge ogni anno a fare la triste conta di ciò che le acque distruggono e portano via con sé. 

Ma la pioggia, almeno in questo periodo e in quelle zone come la costa ionica, non viene tutta per nuocere e, laddove ha risparmiato l’integrità di ciò su cui cadeva, ha anche fatto del bene alle tante coltivazioni di agrumi che sono in piena raccolta. Come le clementine, di cui abbiamo già parlato e che oggi vi spingiamo a comprare senza riserva, anche di piccola pezzatura ché il gusto è lo stesso, che si comprano per € 1,00–1,50, e di ottima qualità. 

È IL MOMENTO DEGLI AGRUMI 

Abbondanza che ha riguardato anche le tante coltivazioni di arance navel presenti in quelle zone ioniche, tra Calabria, Basilicata e Puglia, che costano esattamente come le clementine se di piccola-media dimensione, e salgono, esattamente come le loro cugine senza semi, a € 2,50 circa al chilo per quelle più grandi. 

In tema di agrumi segnaliamo che è iniziata pure la raccolta delle arance tarocco, le prime rosse tipicamente sicule e che via via lasceranno poi posto alle altre varietà dello stesso colore, passando in ordine di tempo per le sanguinello fino alle moro, le più tardive. 

E non dimentichiamo certo il Presidio Slow Food degli agrumi del Gargano, produzioni più piccole, ma molto pregiate e certamente riservate a un mercato locale, che però è giusto includere nel lotto degli agrumi disponibili in questo periodo nel Paese, con la speranza sempre che la manodopera, soprattutto nelle zone di maggior coltivazione, sia rispettata e mai sfruttata o, peggio, schiavizzata: una brutta abitudine che proprio non riusciamo a perdere. 

Restiamo poi in tema di Presìdi con una notizia che non ci piace e che ci spinge a dichiarare la nostra solidarietà ai produttori, in un anno già così difficile per tanti altri motivi. Il melone d’inverno, il porceddu di Alcamo che si serba fino a Natale diventando via via sempre più dolce, quest’anno praticamente non c’è: proprio a causa del lockdown da Covid, a marzo i produttori non hanno potuto eseguire le operazioni di semina e ora non ne possono raccogliere i frutti. 

Carlo Bogliotti 

fonte: La Stampa, 28 novembre 2020

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