I discount mettono all’asta l’agricoltura italiana

L’offerta è di quelle irrinunciabili: una bottiglia di passata di pomodoro a € 0,39, un litro di latte a 0,59, un barattolo da 370 grammi di confettura extra a 0,79, un pacco di pasta trafilata al bronzo a 0,49. Diffuso a tappeto nelle cassette delle lettere e su Internet, il volantino promuove i saldi sul cibo per attrarre una clientela sempre più vasta. A firmarlo è il gruppo Eurospin, quello della “spesa intelligente”, discount italiano con una rete di oltre mille punti vendita in tutta la penisola e vertiginose crescite di fatturato annuali a due cifre.

Facendo un rapido calcolo, è possibile preparare una pasta al pomodoro per quattro persone spendendo quanto un caffè al bar. Ma come fa il gruppo veronese a proporre prezzi così stracciati? Dietro le offerte al consumatore, c’è un meccanismo perverso che finisce per schiacciare intere filiere e che ha conseguenze sulle dinamiche di produzione e sui rapporti di lavoro nelle campagne: l’asta elettronica al doppio ribasso.

Questa pratica commerciale, che somiglia più al gioco d’azzardo che a una transazione tra aziende, è sempre più diffusa nel settore della Grande distribuzione organizzata (GDO), soprattutto tra i gruppi discount.

Come funziona un’asta on line al doppio ribasso

Il meccanismo di base è lo stesso di un’asta: da una parte c’è la GDO, che deve acquistare la merce, dall’altra le aziende fornitrici che fanno l’offerta. Con un’unica, non trascurabile, variante: vince il prezzo peggiore, non il migliore.

È successo poche settimane fa, quando Eurospin ha chiesto alle aziende del pomodoro di presentare un’offerta di vendita per una partita di 20 milioni di bottiglie di passata da 700 grammi. Una volta raccolte le proposte, ha indetto una seconda gara, usando come base di partenza l’offerta più bassa.

Alcuni si sono ritirati già dopo la prima asta. “Non ci stiamo dentro con i costi”, ha detto con fare sconsolato uno di loro, che ha chiesto di rimanere anonimo. Gli altri sono stati invitati a fare una nuova offerta, sempre al ribasso, su un sito Internet. Si sono quindi trovati a dover proporre in pochi minuti ulteriori tagli al prezzo base, in modo da aggiudicarsi la partita.

Alla fine di questa gara on line, la commessa è stata vinta da due grandi gruppi per un prezzo pari a 31,5 centesimi per bottiglia di passata. Altre tre aziende hanno invece vinto un’altra commessa per una fornitura di pelati da 400 grammi grazie a un’offerta di 21,5 centesimi per bottiglia.

“Se teniamo conto solo della materia prima, della bottiglia e del tappo, per la passata arriviamo a un costo di 32 centesimi”, dice un industriale del pomodoro, che preferisce non rivelare il nome. “Se poi aggiungi il costo dell’energia e del lavoro, allora ci perdi, e anche tanto”. Eppure, pur di aggiudicarsi la commessa e stare sul mercato, molti sono disposti a lavorare in perdita, sperando poi di rifarsi successivamente risparmiando su altre voci di fatturato, come per esempio il costo della materia prima.

“Il vero caporale”

“Quando gli industriali partecipano a queste aste, l’unico modo che hanno per non lavorare in perdita è rifarsi su noi produttori agricoli, pagandoci il meno possibile la materia prima” racconta Marco Nicastro, imprenditore agricolo e presidente dell’organizzazione di produttori Mediterraneo. “Altro che sfruttamento nei campi da parte nostra, è la GDO il vero caporale!”.

In una specie di effetto a cascata, ogni attore della filiera finisce per rivalersi su quello più debole. “Alla fine ci rimettono i lavoratori, perché sono gli ultimi anelli della catena”, denuncia Giovanni Mininni, segretario nazionale della FLAI–CGIL. “Non si può pensare di eliminare il fenomeno dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e del caporalato se non si interviene su tutta la filiera, perché la GDO abbassa il prezzo a livelli quasi insostenibili per chi produce”.

Secondo uno studio dell’Associazione industrie beni di consumo, nei gruppi discount la pratica dell’asta incide per circa il 50% delle forniture.
“Il problema di queste aste on line”, dice Giovanni De Angelis, direttore dell’Associazione nazionale delle industrie conserviere alimentari vegetali (ANICAV), “è che non riguardano solo il gruppo che le lancia e coloro che accettano i prezzi ribassati. Il prezzo con cui si vince l’asta diventa un riferimento per tutte le altre insegne della GDO”.

Le leggi e i protocolli

Una legge francese del 2005 ha regolamentato le aste elettroniche fissando limiti così numerosi da renderle non vantaggiose. Nel giugno 2017, anche il Governo italiano è intervenuto nella stessa direzione. Il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha stilato un protocollo per promuovere pratiche commerciali leali lungo l’intera filiera agroalimentare. In particolare, si chiedeva alla GDO di impegnarsi “a non fare più ricorso alle aste elettroniche inverse al doppio ribasso per l’acquisto di prodotti agricoli e agroalimentari”.

Pur se non vincolante, il documento è stato firmato dal gruppo Conad e da Federdistribuzione, a cui sono associate diverse insegne di supermercati. Eurospin non ha aderito.

Dietro le aste on line e le altre azioni vessatorie messe in atto dai gruppi della GDO nei confronti dei fornitori, c’è un’idea di marketing che ha trasformato il cibo in un bene a basso costo, con i supermercati impegnati in promozioni continue per accaparrarsi una clientela interessata solo a spendere meno. Un’idea che ha conseguenze sui produttori, spinti a produrre in quantità sempre maggiori e a costi sempre minori, risparmiando il più possibile sul lavoro dei braccianti.

“Oltre a far soffrire gli operatori agricoli, le aste on line, il sottocosto e il 3×2 danneggiano gli stessi consumatori. Siamo sicuri che il prezzo più basso vada veramente a suo beneficio? Per vendere a quei prezzi, alla fine bisogna abbassare i costi di produzione e quindi la qualità”, conclude De Castro.

Il non detto del volantino che propone il sugo a 39 centesimi per “una spesa intelligente” è proprio questo: dietro a quei prezzi, ci potrebbero essere sfruttamento nei campi e riduzione al minimo degli standard qualitativi.

Stefano Liberti
Fabio Ciconte

l’articolo completo su: internazionale.it, 25 luglio 2018

per approfondire, le tre puntate di un’inchiesta del 2017 di Ciconte e Liberti: 1 2 3

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