L’osservatorio della bontà nelle mense scolastiche

Nelle pagine di cronaca delle scorse settimane si è tornato a parlare di mense scolastiche. I controlli dei NAS hanno fotografato una realtà fatta di luci e ombre dove queste ultime sono particolarmente inquietanti.
Un racconto «da film dell’orrore», lo ha definito la ministra Giulia Grillo, con una mensa su tre delle 224 controllate dai NAS che presenta irregolarità, sette cucine chiuse perché presentavano gravi carenze igienico–sanitarie, sono state inflitte sanzioni per 576.000 euro e sequestrate due tonnellate di alimenti perché scaduti, non conservati in modo idoneo o privi di informazioni sulla tracciabilità.

A fare da contraltare il racconto delle eccellenze. Perché in Italia ce n’è più di una: l’osservatorio di Foodinsider censisce (e recensisce) le esperienze migliori di mensa scolastica e stila una classifica che da due anni a questa parte vede al vertice Cremona.

Tra le “buone pratiche”c’è quella di Bagno a Ripoli, piccolo Comune della cinta fiorentina: Slow Food, in collaborazione con il cuoco Antonio Ciappi, porta nelle mense scolastiche i concetti di sostenibilità, produzioni locali da piccole aziende agricole e rapporto con il territorio. Un’esperienza così apprezzata dai bambini che questi hanno stimolato i genitori a organizzarsi in gruppi di acquisto che si rivolgono agli stessi produttori che riforniscono la mensa.

Tra i meriti di Foodinsider c’è quello di avere evidenziato che non esiste la ricetta perfetta, ma che ciascun territorio può lavorare a un modello di mensa migliore. Sollecitare le amministrazioni a una maggiore attenzione nella redazione dei capitolati d’appalto, che non si limitino a parametri di carattere economico e meramente nutrizionali, scommettendo sulla formazione di chi scrive questi capitolati e sul coinvolgimento delle commissioni mensa e dunque dei genitori, che possono esercitare una funzione di stimolo e di supervisione sulla qualità del cibo. Da qui è necessario partire affinché le mense scolastiche siano contesti in cui praticare l’educazione al gusto e in cui valorizzare il legame tra cibo e territorio.

Da: slowfood.it

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