Non possiamo dire “Noi non sapevamo”

dissesto idrogeologicoViviamo in un Paese dove piangiamo le vittime di qualche nostra colpa, che sia un’alluvione in Liguria, Sardegna, Calabria, Veneto e così via: un terremoto, morti per inquinamento, sul lavoro, per malattie… Consumiamo pagine e pagine di giornali, ore ed ore di trasmissioni radio–televisive per vomitare la nostra rabbia. Poi, dopo qualche giorno, moltissimi di noi tornano ad essere le cause di questi mali. Sì, perché le cause si annidano nei nostri atteggiamenti di tutti i giorni.

Vorrei farvi qualche esempio. Vivo in un paesino di 3.200 abitanti, Fornovo San Giovanni, in provincia di Bergamo, fuggito 25 anni fa dalla cintura milanese col miraggio di una villetta nel verde ed una vita più a misura d’uomo. In 25 anni un sindaco (è sempre lo stesso da 20) come tanti altri (Vimodrone, mio paese nativo, ne ha visti una marea nel passato), pensando che lo sviluppo del paese sia cementificarlo, ha distribuito licenze edilizie e convertito terreni da agricoli ad edificabili a iosa. Ognuno ha costruito la sua villetta. Poi molti il portico per la seconda auto. Poi un portico per mangiare all’aperto con gli amici. Poi alcuni una piscina per i figli. Risultato: migliaia di metri quadrati sottratti al verde ed al deflusso calmo delle acque. La scorsa estate, in 15 giorni, per due volte molte case si sono trovate con i box allagati, ma non si sono domandati il perché, hanno solo imprecato, non rendendosi conto che i nostri comportamenti creano cementificazione.

La Lombardia ha il record di strade, non ultima la BreBeMi, una cattedrale nel deserto fatta dai privati, ma scommetto che la pagheremo noi cittadini, perché non redditizia (in Italia le grandi aziende dividono sempre i loro debiti con le comunità ). Abbiamo il record di centri commerciali, dove passare tristi domeniche a comprare prodotti che costano meno di quando eravamo giovani noi, salvo piangere poi i morti sul lavoro, o le malattie perché mangiamo prodotti strani. Può costare un litro di latte come una bibita? Un litro di vino come una birra? E così via per tutto il resto.

In conclusione, basta essere ipocriti e piangere i morti per le varie disgrazie che succedono! Iniziamo cambiando il nostro stile di vita. Essere più sobri non vuol dire essere “tagliati fuori”, ma avanguardia del cambiamento. Fare rete con chi fa buone pratiche per produrre cibi e cose, vuol dire emarginare chi produce male, avvelenando terra, contadini e noi. I nostri padri non avevano questi strumenti, sia nella conoscenza sia in alternative. Noi sì.

Quindi non possiamo dire noi non sapevamo.

Daniele Pozzuolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.