Recensioni di novembre

Thiong’o Ngugi wa
UN CHICCO DI GRANO

Calabuig editore, 2017, pag. 307
€ 18,00 (al socio € 15,30)

Quest’anno il premio Nobel per letteratura non verrà assegnato a causa dello scandalo per molestie sessuali che ha coinvolto l’Accademia svedese che si occupa del riconoscimento. La Swedish Academy ha rilasciato un comunicato dove spiega che si è arrivati a questa decisione a causa della “diminuita” reputazione dell’Accademia e della “ridotta” fiducia del pubblico nell’istituzione, colpita dalle accuse di abusi rivolte a un fotografo franco–svedese, marito di una dei membri dell’Accademia. Il riconoscimento 2018 sarà per questo attribuito l’anno prossimo insieme con il Nobel per la letteratura 2019. Vi proponiamo quindi un libro di uno dei candidati all’assegnazione del premio Nobel 2018, lo scrittore, poeta e drammaturgo keniota Thiong’o Ngugi wa.

È stato pubblicato in inglese nel 1967 e per la prima volta in italiano da Jaca Book nel 1978; vi troviamo una cruda analisi delle divisioni affrontate dai kenioti dopo la celebrazione dell’Uhuru, il giorno dell’Indipendenza (12 dicembre 1963). Il romanzo ruota attorno ai festeggiamenti di questa giornata memorabile, incrociando tra loro, nell’intreccio di passato, presente e futuro, le storie di vari personaggi, tutti nativi dello stesso villaggio — con un andamento quasi da romanzo giallo che porta il lettore verso l’imprevedibile finale.

Ngugi wa Thiong’o ha scritto sia in lingua inglese che in gikuyu (una delle cinque lingue del sottogruppo thagichu delle lingue bantu, diffusa tra Kenya e Tanzania), utilizzando anche lo pseudonimo James Ngugi; è considerato lo scrittore più importante dell’Africa orientale ed è fondatore ed editore di Mutiiri, periodico in lingua gikuyu. Ha scelto l’esilio volontario dopo aver trascorso un periodo in carcere per motivi politici nel 1977; trasferitosi negli Stati Uniti, ha insegnato per alcuni anni alla Yale University, poi alla New York University e alla University of California, Irvine.


Mariangela Susigan, Alessandro Gilmozzi, Lucia Papponi
LA CUCINA DELLE ERBE SPONTANEE 
Due chef raccolgono e cucinano 60 erbe

Giunti, 2018, collana “Cucina illustrati”, pag. 224, illustrato
€ 25,00 (al socio € 21,25)

Come riconoscere e cucinare le erbe spontanee, guidati da 60 schede botaniche e 40 ricette preparate dai due autori: Mariangela Susigan e Alessandro Gilmozzi sono due cuochi, entrambi appassionati di erbe: la prima da quarant’anni è chef del ristorante Gardenia, nel Canavese (in provincia di Torino); il secondo di El Molin di Cavalese (Trento). Le erbe di cui si parla sono quelle dei rispettivi territori, della Valchiusella —una piccola valle delle Alpi Graie, tra la Valle d’Aosta e la Valle Sacra — e della Val di Fiemme: insieme alle erbe, anche resine e licheni. Nel libro si trova una parte narrativa, con informazioni sulla fitoalimurgia, la botanica delle piante alimentari, seguita dalle schede botaniche delle varie erbe —dall’acetosella al crespino, dal raponzolo alla viola mammola… — con l’etimologia, le descrizioni botaniche (redatte da Lucia Papponi) e i suggerimenti per la raccolta, la pulizia, la conservazione e l’utilizzo in cucina. Infine le 40 ricette: quelle di Mariangela sono contrassegnate con un pallino rosa, mentre quelle di Alessandro con uno azzurro.


Francesca Brunetti
UNA RAGAZZA IN CIMA

edizioni Sinnos, 2017, collana “Leggimi!”, pag. 93, illustrato
€ 9,50 (al socio € 8,08)

È la storia vera di Henriette D’Angeville e della sua scalata al Monte Bianco, la montagna più alta d’Europa, nel 1838, vincendo il maschilismo della sua epoca: molti scommettono sul fallimento della spedizione ridendole dietro, perché “l’alpinismo non è cosa da donne”, dicono. Ma Henriette ha coraggio da vendere ed è decisa a dimostrare quanto si sbagliano. Henriette, che era nata nel 1794 da una famiglia aristocratica (era una contessa savoiarda) ma non sopportava salotti e parrucchini, aveva deciso di uguagliare Paccard e Balmat, i primi due uomini a raggiungere la vetta del Monte Bianco, guidando una spedizione tutta sua. I giornali le dedicarono articoli di scherno, gli alpinisti dell’epoca la invitarono a desistere dicendo che era troppo vecchia (44 anni per una donna, erano ritenuti un’età impossibile per il Monte Bianco); molti dissero che era pazza e altri che era una zitella che non avendo trovato marito si dedicava a un’impressa impossibile. Ma lei proseguì per la sua strada! A sostenerla la passione per la montagna che coltivava fin da bambina, alimentata da un costante contatto con la natura, e da un notevole spirito anticonformista: simbolo di quelle figure femminili che, in anni in cui era impensabile, hanno creduto nei loro sogni e nella forza della volontà e sono riuscite a compiere quelle che allora, per una donna appunto, potevano esser ritenute imprese e che oggi invece sono norma o quasi.

Suddiviso in 14 brevi capitoli, tutti corredati da disegni: le illustrazioni sono di Marianna Coppo.

Lettura indicata dai 6 ai 10 anni

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