1 BAMBINO SU 3 NON SA NUOTARE: QUANDO INIZIARE?

Secondo un’indagine condotta dal pediatra Italo Farnetani, il 30% dei ragazzi non sa nuotare. Una situazione da sanare. 

Nuotare, che passione! Ma è davvero così? Non tutti i bambini e i ragazzi sanno nuotare. Questo — ad esempio — è emerso da una ricerca portata avanti dal pediatra Italo Farnetani, docente alla Libera Università degli studi di Scienze umane e tecnologiche di Malta. 

Numeri alla mano, se si guarda l’età che va tra 7 e i 18 anni il nuoto non è uno sport che sanno praticare in molti: circa il 30% non sa nuotare e molti, invece, si limitano a stare a galla. Dal suo studio è emerso che questi ultimi sono circa il 40% e alcuni di questi lo sanno fare unicamente in piscina. Importante, secondo il pediatra, che prendano confidenza con l’elemento acqua. La bella stagione, a tal proposito, è quella migliore per imparare a nuotare. Complice il fatto che, spesso, si fanno le vacanze al mare, ma anche che si ha più tempo libero da dedicare alle passioni, oppure alle nuove cose da imparare. 

Quindi quando è meglio iniziare? 

In acqua sin da piccoli. I neonati possono già approcciarsi con le prime, piccole, attività sportive. Esistono infatti dei corsi di acquaticità che in genere prendono il via a partire dai 3 mesi e terminano intorno ai 3 anni. I corsi sono divisi per età e organizzati con piccoli giochi per iniziare a prendere confidenza con l’acqua. Si usano tappeti colorati, palline, cerchi: tantissimi giochi diversi che coinvolgeranno il genitore e bimbi/bimbe. Si tratta di attività ludiche strutturate in base all’età, che non solo aiutano a prendere confidenza con l’acqua, ma diventano anche un bel momento da trascorrere tra genitori e figli/e. 

Uno studio di quattro anni su oltre 7000 bambini realizzato dalla Griffith University in Australia ha rilevato che i bambini nuotatori erano più avanzati nello sviluppo fisico e mentale rispetto ai loro pari non nuotatori. Nello specifico, i bambini dai 3 ai 5 anni che nuotavano erano 11 mesi in anticipo sullo sviluppo, se messi a confronto con gli altri. 

Anche scegliere la scuola di nuoto giusta è davvero importante. Infatti, dopo l’acquaticità neonatale, si parte con i corsi di nuoto veri e propri. Ma perché sceglierlo come attività fisica? Innanzitutto perché è molto completo, il corpo lavora in assenza di gravità e questo aiuta a evitare alcuni traumi. Poi è uno sport rilassante, in cui si sta molto in silenzio e aiuta a imparare a concentrarsi senza distrazioni. 

Durante una lezione di nuoto lavorano tutti i principali muscoli del corpo. Ma queste non sono gli unici vantaggi. Nuotare, infatti, migliora la capacità respiratoria: durante il nuoto il respiro va ponderato con attenzione e questo ha benefici anche dal punto di vista della resistenza. 

Nall’ultimo decennio è stato anche implementato il valore che il gruppo assume durante le primissime lezioni di nuoto, in cui la didattica si basa proprio sulla strutturazione di giochi collettivi. 

È proprio attraverso il gioco collettivo, infatti, che vengono insegnati i primi elementi base della tecnica del nuoto che bimbe e bimbi apprendono molto più facilmente proprio perché si sentono inseriti in un contesto di gruppo amicale in cui prevale l’aspetto ludico su quello didattico. 

MORTE PER ANNEGAMENTO: UN’EMERGENZA MONDIALE 

L’OMS stima che la 3ª causa di morte al mondo è l’annegamento, dopo meningite e HIV. I tassi più alti di annegamento riguardano i bambini di età compresa fra 1 e 4 anni, seguiti dai bambini di 5–9 anni di età. 

«Perché questo accade? Perché in Italia si nuota malissimo» dichiara il pediatra Italo Farnetani, che da tempo si occupa di salvaguardare bimbe e bimbi dai pericoli dell’acqua
Conoscere l’acqua e farlo prima possibile: secondo il professore, c’è fra i 7 e i 18 anni una vera emergenza nuoto e «L’unico compito delle vacanze che darei ai bambini sarebbe quello di fare i corsi di nuoto, meglio se al mare. È una garanzia di sicurezza e si salvano tante vite».

Bisognerebbe dunque promuovere corsi di nuoto gestiti da personale specializzato.
«Dai 4 ai 6 anni il bambino deve imparare a nuotare. In adolescenza potrebbe essere troppo tardi», dice il professore. «Noi nasciamo nell’acqua e per i bambini giocare con l’acqua è un importante mezzo per lo sviluppo psicomotorio». 
Il professore ha redatto un elenco di punti da seguire per mettere in sicurezza bimbe e bimbi in spiaggia e in piscina:

– Insegnare a nuotare; 
– Non lasciarli mai da soli fino ai 12 anni; 
– Fondamentale la presenza del Servizio di salvataggio, che non deve essere mai interrotto; 
– Seguire le ordinanze di balneabilità dei Comuni, evitando le zone dove si praticano sport acquatici; 
– Entrare lentamente in acqua, per evitare sbalzi termici; 
– Proteggere la loro pelle dal sole; 
– Mantenerli idratati; 
– Cercare acque pulite; 
– In vista dell’estate, far sì che i bambini si formino sulla sicurezza in spiaggia e in piscina.

Valentina Vanzini 

fonte: www.nostrofiglio.it

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