Dal 1° maggio al 31 ottobre, Expo 2015 proverà a rispondere a una delle grandi domande del nostro secolo: come nutrire il pianeta. Per Slow Food è possibile farlo, ponendo al centro la biodiversità
Quando leggerete questo articolo mancheranno poco più di due mesi all’inizio di Expo 2015. Dal 1851 l’Esposizione Universale è il palcoscenico dei traguardi più ambiziosi dell’uomo, un momento per condividere innovazione, avanzamenti tecnologici, scoperte.Da allora, ogni cinque anni è l’occasione per riunire i cittadini di tutto il mondo quest’anno i Paesi e le organizzazioni internazionali coinvolti saranno 140 e oltre 20 milioni i visitatori attesi – intorno a temi di grande attualità e interesse universale. E nessun altro tema, dalla prospettiva di Slow Food, è più attuale del cibo, dell’alimentazione, della necessità di garantire a tutti l’accesso a un cibo buono pulito e giusto. “Nutrire il pianeta”, appunto, ma in modo sostenibile: garantendo da un lato la tutela delle risorse naturali e dall’altro il benessere sociale ed economico dei produttori. Un cibo buono, prodotto nel rispetto dell’ambiente e che assicuri un reddito adeguato a chi lo produce è anche la scelta migliore per il consumatore. Per Slow Food partecipare a Expo significa condividere con un maggior numero di persone l’esperienza di un movimento come il nostro, che da sempre si occupa di argomenti di cibo e agricoltura adottando una visione olistica, e rappresenta pertanto una grande opportunità per diffondere il nostro messaggio. Un’opportunità che abbiamo scelto di cogliere nonostante le molte criticità: la compravendita dei terreni destinati a ospitare l’evento, la loro cementificazione e, non ultimi, i grandi interrogativi sulla futura destinazione del sito una volta concluso l’evento. Un altro elemento critico, riguarda i protagonisti dell’evento stesso. Perché ad avere spazio e visibilità sarà anche il mondo dell’agroindustria, quella che vede il cibo come commodity, come merce, di fatto privandolo del suo valore culturale e spirituale. Un cibo, questo, che non solo non nutre il pianeta ma è all’origine di uno dei paradossi più grandi del nostro tempo: il cibo prodotto potrebbe sfamare 12 miliardi di persone, eppure 850 milioni di persone sono malnutrite. Proprio per questo la presenza di Slow Food e di altre organizzazioni della società civile è necessaria. Per far comprendere che il cibo che nutre il pianeta è un altro, è il cibo con un’anima, un cuore, una storia. Come ha commentato Carlo Petrini, «Expo 2015 non dovrà essere solo una fiera per i consumatori, ma un’opportunità per riunire agricoltori, pescatori, pastori e produttori artigianali, dando loro modo di discutere del ruolo politico del cibo. I protagonisti dell’evento dovranno essere i produttori del nostro cibo quotidiano». Slow Food occuperà all’interno di Expo una vasta area: 3500 metri quadrati ricavati nell’area internazionale, in fondo al Decumano, la via che percorre il sito dell’evento da ovest a est, vicino a uno degli ingressi principali e a fianco di una grande Collina Mediterranea ricoperta da alberi di fichi, olivi e agrumi. La progettazione e l’allestimento sono firmati dallo studio Herzog & de Meuron, un nome prestigioso che è riuscito a interpretare al meglio la nostra filosofia e a tradurre il concetto di sostenibilità in elementi architettonici. Lo spazio di Slow Food sarà costituito infatti da tre strutture modulari di legno, che evocano l’aspetto dei cascinali tipici del paesaggio rurale lombardo. A fine evento, potranno essere facilmente smontati e riutilizzati altrove. Lo spazio sarà diviso in tre aree principali, tutte accessibili e visitabili gratuitamente. Il primo dei tre edifici è dedicato a un percorso espositivo e didattico a tappe, che comprende immagini fotografiche, video, giochi interattivi e installazioni dedicati ai temi fondanti dell’associazione: la tutela della biodiversità, l’agricoltura sostenibile, familiare e di piccola scala, il diritto a un cibo buono, pulito e giusto, la lotta contro le monocolture, l’agricoltura intensiva, gli sprechi alimentari. Dalla teoria si passa poi alla pratica. Il secondo edificio consente infatti ai visitatori di conoscere la biodiversità attraverso la degustazione e l’approfondimento della filiera lattiero-casearia. Latti e formaggi per conoscere e assaporare dal vivo la biodiversità animale (di razze e specie diverse) e dei trasformati, frutto del sapere di generazioni di casari. Qui i visitatori potranno acquistare una degustazione che cambierà ogni settimana (con 4 diverse tipologie di formaggi, italiani ed europei) e un bicchiere di vino (l’enoteca sarà curata dalla Banca del Vino di Pollenzo). Il terzo edificio ospita un’area dedicata a workshop, conferenze, mostre, incontri con i produttori e molto altro ancora, per approfondire i temi del cibo – e uno spazio informativo per conoscere meglio l’associazione Slow Food e sfogliare le pubblicazioni, partecipare a un gioco per riconoscere la qualità del latte. Nello spazio centrale, infine, saranno realizzati diversi orti, per raccontare uno dei progetti centrali nella strategia Slow Food. Gli orti comunitari e scolastici di Slow Food rappresenteranno alcuni temi centrali per il futuro del cibo la sostenibilità, la tutela dei semi locali, la promozione del cibo locale, fresco e di stagione, la necessità di un riavvicinamento fra città e campagna, il piacere di un rapporto ritrovato con la terra, lo scambio di saperi fra generazioni…
Febbraio 2015 SLOW FOOD