In una società ed in una economia sempre più subordinate alla logica del profitto, dove crescono conflitto, sfruttamento, precarietà ed esclusione, è in continua crescita il movimento di donne e uomini alla ricerca di nuovi stili di vita, non fondati sul “ben-avere”, ma su un reale “ben-essere” della persona e della collettività, secondo criteri di eticità, equità, solidarietà.
Oggi la possibilità di seguire questi criteri. In tanti ambiti della nostra economia quotidiana sono molte le proposte reali e concrete che già esistono e che mettono ogni giorno al centro dei meccanismi economici e sociali la solidarietà, riformulando in modo responsabile il proprio stile di produzione e di consumo: il commercio equo e solidale, la finanza etica, il consumo critico e consapevole, la cooperazione sociale, le attività che si occupano di riciclo e riuso, di energie rinnovabili, di agricoltura biologica, di turismo responsabile, di solidarietà internazionale, di tutela dell’ambiente ed anche di pace, cultura, arte, formazione e informazione.
Ciò che si va realizzando è un’economia solidale, basata sulle relazioni e sullo scambio, tra le persone, tra i territori, tra le culture; un’economia che non solo accetta la complessità del nostro mondo, ma valorizza le differenze e ripudia l’esclusione e lo sfruttamento.
Come altri settori anche quello agro-alimentare ha favorito, negli ultimi decenni, la crescita ed il consolidamento di “filiere lunghe”, modalità di distribuzione dominate da imprese di grandi dimensioni e che operano su mercati globali. La necessità di standardizzazione e di flessibilità di approvvigionamento ha portato all’omologazione delle culture produttive agricole e alla conseguente uniformità dei gusti e dei consumi, al deterioramento della diversità biologica e culturale e ad un consistente impatto ecologico nonché alla forte riduzione della possibilità per il cittadino consumatore di esercitare un controllo diretto sull’origine e sulle modalità di produzione dei cibi che acquista e consuma, determinando peraltro il venir meno delle garanzie minime delle condizioni di lavoro e di un’equa retribuzione.
Negli anni recenti, accanto a questi processi, ed in conseguenza della crescente consapevolezza delle contraddizioni che ne sono scaturite, abbiamo assistito anche al moltiplicarsi di iniziative volte a ricondurre il prodotto al suo luogo di origine e a restituire visibilità ai produttori.
Nella gran parte dei casi, queste iniziative assumono configurazioni organizzative “corte” e radicate nel territorio. Modalità di distribuzione quindi che prevedono un rapporto diretto tra produttori e consumatori, singoli e organizzati: una procedura virtuosa che riduce il numero degli intermediari commerciali diminuendo, conseguentemente, il prezzo finale.
I consumatori italiani hanno mostrato un’attenzione sempre maggiore verso la “filiera corta” ed i prodotti biologici. È infatti in netta crescita il fenomeno dei Gruppi di acquisto solidale (GAS). Con i Gruppi di acquisto solidale, nascono altre esperienze significative per costruire una nuova economia come i Distretti di economia solidale (DES), le Reti di economia solidale (RES), le reti di GAS ed i mercati contadini.
Ad oggi sono oltre 800 i Gruppi di acquisto solidale in Italia censiti sul sito retegas. Molti GAS però non si sono registrati, per cui si stima che il numero di GAS presenti effettivamente in Italia sia all’incirca il doppio. I GAS hanno trovato un riconoscimento istituzionale con la Legge 244/2007 (Legge finanziaria) che definisce le caratteristiche di un gruppo d’acquisto come soggetto associativo senza scopo di lucro costituito al fine di svolgere attività di acquisto collettivo di beni e di distribuzione dei medesimi, senza applicazione di nessun ricarico, esclusivamente agli “aderenti”, con finalità etiche, di solidarietà sociale e di sostenibilità ambientale, in diretta attuazione degli scopi istituzionali e con esclusione di attività di somministrazione e di vendita.
La finalità della presente proposta di legge è quindi quella di sostenere le esperienze di economia solidale esistenti per rafforzarle e svilupparle ed anche di promuovere la nascita di nuove realtà con il fine di dare vita a distretti locali che globalmente possano ricomporre un sistema economico solidale. Un sistema che nasca dall’intreccio delle prassi concrete, sperimentandosi e diffondendosi dal basso, in grado di soddisfare i bisogni ma anche i valori delle persone e delle comunità. Inoltre si propongono nuovi modelli di distribuzione già apprezzati dai consumatori italiani attraverso il consumo di alimenti prodotti in ambito locale.
La presente proposta di legge ha inoltre la finalità di valorizzare le piccole e medie imprese agricole, per lo più a conduzione familiare, che adottano metodi di produzione biologica e che vivono e operano sul territorio regionale, ed a stimolare la conversione al biologico e il rapporto diretto con i consumatori delle aziende convenzionali.
(La proposta di legge è all’esame dei partiti in REGIONE Lombardia)