Recensioni di agosto 2015

Wu Ming 1 – Cent’anni a nordest. Viaggio tra i fantasmi della guera granda –
Ediz. Rizzoli, 2015, pag. 272,  €17  al socio, € 14,45

Nell’anno del centenario e delle ricorrenze, l’autore affronta la tematica della Grande Guerra in senso antiretorico, cercando di restare al di fuori della propaganda e degli stereotipi; lo fa appoggiandosi a una serie di documenti che ci restituiscono anche e soprattutto le storie personali, analizzando gli oltre 100.000 processi militari, il più delle volte sommari. Fronte friulano, 1 luglio 1916: Gaetano Ortid (già medaglia al valore militare) e altri tre soldati vengono passati per le armi perchè non volevano suicidarsi in un assalto folle. Noventa Padovana, 3 novembre 1917: Andrea Padovani fa fucilare il soldato che non smette di tenere la pipa in bocca al suo passaggio. San Rocco di Piagara, comunue di Roveré, monti veronesi: Alessandro Anderloni, vedovo e padre di una bambina di due anni, torna vivo dalla trincea e viene ammazzato dai carabinieri. Muovendosi nei luoghi cruciali di confine del Triveneto, Wu Ming 1 smonta anche le figure istituzionali celebrate nelle targhe e nelle piazze: ricordandoci che il generale Cadorna andrebbe abolito dalla toponomastica, che il sacrario di Redipuglia fu inaugurato il 18 settembre 1938 mentre Mussolini a Trieste propagandava le Leggi razziali, e illuminando le macerie della conquista di Gorizia.

Hervé Barmasse – La montagna dentro –
Ediz. Laterza, 2015, pag. 236, € 18,00 al socio – €  15,30

L’autore (figlio della celebre guida alpina Marco Barmasse, appartenente a una famiglia di guide del Cervino arrivata alla quarta generazione), ripercorre la sua vita, a cominciare dalla spensieratezza degli inizi fino ad arrivare alla maturità, in quella che è soprattutto un’irripetibile avventura umana. La storia raccontata nel libro comincia con un terribile incidente sugli sci, a 16 anni, in gara, che con una serie di fratture multiple e legamenti andati mette la parola fine a una precoce carriera agonistica. E’ così che Hervé grazie al padre scopre la lentezza della progressione verticale: saranno allora le rocce e il ghiaccio delle Alpi, delle Ande, dell’Himalaya, che sia Patagonia o Pakistan. Tra le imprese riuscite ci saranno la prima Nord Ovest del Cerro Piergiorgio (1150 metri durissimi, in Patagonia, insieme a Christian Brenna), e il Beka Brakai Chhok in Karakorum (con Simone Moro nel 2008); ed altre imprese fallite, come la Nord dell’Ogre in Pakistan o il Cerro Riso Patron in mezzo allo Hielo Continental Sur cileno. Senza dimenticare le montagne di casa, le Alpi, dove Barmasse dimostra la sua filosofia alpinistica: prima fra tutte la determinazione delle sue solitarie sul Cervino (la prima, a 20 anni, sulla via Carrel della Becca d’Aran). Nel libro si racconta di quando, nel marzo del 2010, padre e figlio riescono per primi a superare il canale sud del Cervino, il couloir dell’Enjambéé, “un colatoio senza ghiaccio e senza la possibilità di protegersi, placche lisce, verticali, coperte di neve zuccherosa”; Marco Barmasse aveva 61 anni, suo figlio Hervé 32. Racconta Marco a proposito di quest’esperienza: “A una ventina di metri sopra la mia testa, Hervé sta ravanando su un passaggio rognoso e improteggibile, tra noi c’è solo un friend. Mentre lui tenta di forzare il passaggio e per un paio di volte viene respinto mi chiedo cosa ci faccio lì ad assistere in diretta a un’eventuale caduta di mio figlio, riesco solo a dire: -Hervé, si fa tardi, prova ancora una volta, se non va scendiamo-. Guardandolo mi chiedo come potrebbe scedere senza cadere, poi non so come, non so quando, riesce a superare il passaggio e io riprendo a respirare. Essere padre e alpinista in quella situazione non lo augurerei a nessuno”. Da quel giorno il canalone si chiama “couloir Barmasse”. Hervè sarà il primo anche ad aprire una via nuova sul Cervino, in solitaria invernale, 1200 metri sulla friabile parete Sud Est fino al Picco Muzio e poi alla vetta.
Patricia MacLachlan – Se fossi Matisse –
Ediz. Motta Junior, 2015, illustrato,  pag.48
€ 12 al socio – € 10,20

Il libro, con le illustrazioni di Hadley Hooper, è bello come un’opera d’arte e rappresenta un omaggio raffinato alla madre del pittore, che -come lui stesso ci racconta- sarà colei che gli instillerà il senso del colore. L’autrice ci porta a Bohain-en-Vernandois, il piccolo paese di tradizione tessile in cui ha vissuto Matisse. Attraverso Google Maps, cerca di ricostruire come dovevano apparire la strada in cui abitava il pittore e la sua casa d’infanzia. In questa piccola città del nord francese dove tutto è grigio, un bambino di nome Henri soffre guardando il cielo soffocato dalla finestra della sua camera. E’ la madre però che ha qualcosa di diverso da offrirgli: tappezza le pareti di colori, dipinge piatti di ceramica alternando colori diversi, i blu e i rossi. Henri la aiuta a decorare le stanze della loro casa. Come la tavola dove si mangia riflette attraverso i suoi colori un’eterna primavera, ricreata con composizioni di frutta e vasi di fiori, anche il paese rivela la sua anima cromatica, con i tessitori che stendono ad asciugare le stoffe arabescate. Così, crescendo sotto questo stimolo costante e circondato dal movimento dei colori e della luce, Matisse arriverà a essere un grande pittore; aggiungerà alle composizioni iridescenti di colori molti uccelli, che alleverà anche sui balconi e che regalerà, prima di morire a 84 anni, a Pablo Picasso. ***Lettura indicata dai 6 ai 14 anni**

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