La voce dei soci

Riceviamo in redazione la lettera del socio Marco Brulli, che pubblichiamo.
Si sottolinea comunque che la strada proposta da Marco, come lui stesso ammette, non è percorribile, stante lo statuto attualmente in vigore.
 Pubblichiamo anche, a risposta, il commento di Giovanni Milella (vicepresidente della Cooperativa).
 Nell’avvicinarsi delle elezioni per il nuovo consiglio, speriamo che queste lettere alimentino lo scambio di idee ed il dialogo e, perché no, anche delle candidature.
Cari consiglieri, nell’incontro CdA–soci del 23 ottobre scorso, promosso dal presidente Jamoletti con lo scopo di informare i soci sulla situazione della CFL, a valle delle dimissioni di agosto del gruppo dirigente, e di confrontarsi con loro, in modo informale, sul futuro della 
Cooperativa, non mi sembra siano emersi riscontri significativi. Anche i consiglieri che si sono espressi hanno preferito limitarsi alla situazione attuale, indicando il percorso ordinario da affrontare per arrivare alla scadenza di maggio 2016. A questo punto volevo provare a fare alcune considerazioni e dare un contributo per affrontare la difficilissima situazione in cui la CFL si è venuta a trovare. Della “crisi di agosto”, dove la CFL ha perduto, nell’arco di un paio di mesi, il suo “gruppo dirigente” (presidente, direttore e responsabile Area sociale), si possono fare diverse letture e si potrebbero stilare una serie di motivazioni. Penso però che questa non sia la vera priorità di questo momento. Va comunque ribadito con chiarezza che la situazione generale della CFL è molto grave e non sarà facile individuare le soluzioni per uscirne. Certo, averne la consapevolezza può fare la differenza per il futuro della CFL. Questo, forse, è il momento più critico della sua storia che dura 43 anni. Forse per la prima volta si fa fatica ad individuare uno sbocco. Sicuramente il quadro della situazione economica, ed in particolare quello della situazione finanziaria, sono critici e i segnali di allarme sono chiari, ma è soprattutto la mancanza di una prospettiva futura che desta preoccupazione. Mai, in termini di prospettiiva, si era vista una situazione così delicata. Cogliendo le parole del presidente Jamoletti, il quale si è assunto l’onere di portare a termine il mandato che scade a maggio 2016, parole che dicono quanto sia necessaria in questi momenti la vicinanza dei soci al CdA, vorrei proporre a lui e al CdA una riflessione, un ragionamento che vuole tener conto della straordinarietà (anzi della eccezionalità) di questo momento. Venendo al dunque, temo che oggi, in questa particolare situazione, le solite modalità e il percorso ordinario, normale, previsto dallo statuto e dal regolamento per il rinnovo del mandato e la nomina del nuovo CdA, possano, con molta probabilità, risultare inefficaci o non del tutto adeguate allo scopo di garantire alla CFL stabilità, sicurezza e futuro. Forse questa volta c’è bisogno di uno spunto in più.  In effetti, se si riflette un momento, già tre anni fa l’apertura appena avvenuta di IperCoop preoccupava molto, ma allora si riteneva che, prendendo le dovute contromisure, il ruolo storico e tipico della CFL sul territorio (Treviglio e dintorni) non sarebbe stato intaccato.
Oggi, nel rispetto delle nostre finalità, con le prospettive a breve (18–24 mesi) di un aumento sensibile del numero dei competitor della GDO nel nostro territorio, sarebbe un suicidio pensare di resistere senza modificare sostanzialmente la nostra organizzazione e forse anche la nostra struttura. Per far questo, essere ben attrezzati ed all’altezza della situazione, sarebbe auspicabile o, forse meglio dire, indispensabile. Se a tutto ciò si aggiungono le considerazioni, terra terra, del vicepresidente Milella sulla difficoltà certa di individuare anche solo il numero minimo di consiglieri necessari a formare il CdA, inevitabilmente ci corre l’obbligo di individuare un accorgimento aggiuntivo.  Che fare? Il lavoro da affrontare non sarà facile, le scelte dovranno essere fatte misurandone preventivamente gli effetti e i risultati, potranno essere necessari più livelli di competenze specifiche di settore o di carattere finanziario, ma soprattutto ci vorrà tempo, calma, pazienza e tranquillità per pensare a un rilancio o a una rifondazione della cooperativa da ogni punto di vista, a 360°.
Questa è la questione oggi sul piatto. Una questione del genere, a mio parere, può essere affrontata solo mettendosi in una situazione di sicurezza a doppio livello che garantisca una sufficiente tranquillità. Uno stato di sicurezza che si potrebbe trovare facendo pesare, anche con un certo clamore, i nostri 43 anni di storia e di vita sulla realtà di Treviglio e del suo territorio, rivendicando il lavoro sociale fatto e quindi coinvolgendo tutte le diverse realtà che la CFL ha incrociato in questi 43 anni. Nel rispetto del percorso statutario si chiederebbe al CdA ed in particolare al suo presidente, prima di aprire le liste elettorali, di aprire dei contatti (sulla base di un documento opportunamente pensato e stilato ed approvato in CdA) con le strutture, gli enti, i fornitori e le singole realtà del territorio chiedendo a ognuno di loro la disponibilità a partecipare attivamente al progetto di rilancio della CFL. In pratica una soluzione–ponte in tre passaggi:
– coinvolgere gli stakeholders, che per noi essenzialmente significa coinvolgere SAIT, BCC, Comune di Treviglio, cooperative e associazioni che operano sul territorio, l’associazione di categoria, etc. etc., in modo che si costituisca una rete di protezione territoriale allargata (secondo livello di sicurezza);
– chiedere ad alcuni di loro la disponibilità a entrare in un CdA tecnico (di durata limitata, presieduto da un socio storico e significativo della CFL) che avrà il compito di governare l’amministrazione ordinaria corrente e di guidare la costruzione di un piano di rilancio da sottoporre all’assemblea dei soci in tempi certi (primo livello di sicurezza);
– organizzare un comitato di soci promotori aperto e composto dai soci più presenti (il regolamento prevede il ruolo dei promotori) e più affezionati (per esempio le circa 35–40 persone presenti alla riunione del 23/10/15) che interagisca e si interfacci con il CdA e la base sociale soprattutto nella fase di costruzione e stesura del piano di rilancio e per la verifica dello stesso prima di sottoporlo per approvazione all’assemblea. Resto a vostra disposizione per qualsiasi chiarimento e disponibile a sostenervi in questo percorso.

Marco Brulli
23.11.15
Risponde
Giovanni Milella,
vicepresidente di CFL

Anche se si ritiene siano state fatte considerazioni, “terra terra”…Se a tutto ciò si aggiungono le considerazioni, terra terra, del vicepresidente Milella sulla difficoltà certa di individuare anche solo il numero minimo di consiglieri necessari a formare il CdA, inevitabilmente ci corre l’obbligo di individuare un accorgimento aggiuntivo…
constato che alcuni non hanno ancora capito come il mondo stia girando.
Diminuiscono gli iper (440 a fine 2014: erano 449 nel 2012) ed i supermercati (8.920 a fine 2014: erano 9.048 nel 2008); diverse catene estere lasciano il Paese: la tedesca Billa ha ceduto punti vendita a Conad e Carrefour; le francesi FNAC e Darty hanno venduto i loro a Trony; l’inglese Dixon ha ceduto il controllo di Unieuro a Marcopolo Expert, tutte dopo aver sofferto perdite significative; Mercatone Uno è stata commissariata; la francese Carrefour ha lasciato il Meridione, cedendo a Coop ed operatori locali; la francese Auchan annuncia 1.426 esuberi su 12.000 dipendenti, dopo alcuni anni di contratti di solidarietà e CIG. Una crisi che non accenna a finire: calo dei consumi, forte pressione sui margini con utili netti sul fatturato che sono scesi, la redditività della distribuzione al dettaglio (risultato d’esercizio/capitale netto) è crollata del 9,5%: è una media tra aziende che hanno avuto un calo ed altre che sono cresciute.
Non siamo sull’orlo della crisi ma ci siano dentro da tempo.
SAIT, BCC, Comune di Treviglio, cooperative e associazioni di categoria, sono tutti in crisi.
Pongo io, invece, alcune domande: chi è questo socio storico, significativo, illuminato, che abbia tali competenze da poter governare l’amministrazione e guidare la costruzione di un piano di rilancio? E se mai ci fosse, perché non si è mai fatto avanti? E poi perché i famosi soci promotori (?) e più affezionati (?) non hanno mai interagito con il Consiglio?

Giovanni Milella

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