DAL SEME AL PIATTO, UN IMPORTANTE TRAGUARDO PER IL BIOLOGICO ITALIANO

Quando un’azienda agricola biologica riesce a chiudere il cerchio dovremmo sempre festeggiare: è un successo per l’ambiente e per la nostra produzione agroalimentare. Il 26 agosto scorso a Isola del Piano (PU) è entrato in funzione il nuovo impianto di molitura della Cooperativa agricola Gino Girolomoni, direttamente collegato al pastificio. Si tratta di un ulteriore impegno nel settore del biologico dell’azienda, frutto di un lungo lavoro fatto di sacrifici ma anche di tante soddisfazioni, in piena coerenza con i principi e i sogni del fondatore della cooperativa, Gino Girolomoni, autentico pioniere del biologico, scomparso prematuramente nel 2012. 

Il progetto ha richiesto un investimento di oltre tre milioni di euro, per una potenzialità produttiva di farina di 100 tonnellate al giorno. Illustrato in anteprima al Sana di Bologna, l’ambizioso progetto permette alla Girolomoni di chiudere la filiera, diventando la prima cooperativa di produttori bio italiana a controllare l’intero ciclo produttivo, dal seme al piatto. 

La chiusura della filiera rappresenta un passaggio significativo che, oltre a un intero controllo qualitativo su tutti i passaggi, può garantire una migliore valorizzazione del lavoro agricolo e delle performance ecologiche, permettendo di ridurre gli sprechi e tagliare i costi di gestione e di trasporto. Con la messa in funzione di un proprio mulino sarà adesso possibile controllare da vicino la lavorazione del grano in ogni fase, dalla semina alla coltivazione, dalla raccolta allo stoccaggio, dalla pulitura alla macinazione, per ottenere una semola su misura per il pastificio che lavora con metodi artigianali e utilizza esclusivamente energia rinnovabile, garantendo il rispetto etico ed ecologico in tutte le fasi. 

Un importante traguardo raggiunto da un’azienda che ha contribuito in modo determinante allo sviluppo del biologico in Italia. Era il lontano 1971, quando Gino Girolomoni, giovane Sindaco del Comune di Isola del Piano (PU), cominciò a promuovere iniziative volte a valorizzare e sostenere l’antica civiltà contadina, realizzando corsi di agricoltura biologica e convegni che attirarono intellettuali, giornalisti e tecnici da tutta Italia. Dopo aver dato vita nel luglio 1977 alla Cooperativa agricola Alce Nero, negli anni 2000 ha ceduto il marchio prendendo prima il nome di Montebello, per poi consacrarsi al nome dello stesso Gino Girolomoni. 

Secondo l’azienda marchigiana l’impianto sarà in grado di preservare le proprietà organolettiche dell’intero chicco, dalla crusca al germe del cereale, senza che venga aggredito o surriscaldato. 

«È un investimento importante che abbiamo meditato a lungo ma che abbiamo ritenuto necessario per realizzare il progetto del nostro fondatore e per caratterizzare la nostra filiera biologica di lavorazione e trasformazione del grano» ha spiegato il presidente Giovanni Girolomoni. 

«Un progetto che testimonia in modo concreto il nostro impegno per dotare la cooperativa degli strumenti più avanzati, che agevolino la nostra crescita nella direzione della qualità e ci permettano di progettare al meglio il futuro. Quest’impianto di molitura ci rende ora autosufficienti, consentendoci di controllare la lavorazione del grano dal seme al piatto». 

DAL SEME AL PIATTO, UN IMPORTANTE TRAGUARDO PER IL BIOLOGICO ITALIANOfonte: Terra Nuova, novembre 2019

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