Nocciole, verdura, frutta fresca, crostacei, pesce, legumi, semi, grano. No, non sono gli ingredienti base per una speciale ricetta per il pranzo di Pasqua. Si tratta in realtà dei principali allergeni a cui circa 2 milioni di italiani (il 3,5% della popolazione) devono porre particolare attenzione se non vogliono rischiare conseguenze anche molto gravi.
Le allergie alimentari sono infatti un fenomeno da non sottovalutare, specie se si lavora nell’ambito della ristorazione. La Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica ha lanciato, nel corso del suo ultimo congresso, un’iniziativa rivolta appunto ai ristoranti. Oltre alle stelle, alle forchette e ai cappelli che testimoniano la bravura degli chef, si potrà esporre anche un “bollino blu” che certificheranno i locali dove chi soffre di allergie o intolleranze alimentari potrà mangiare senza correre pericoli.
Da fine aprile, infatti, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, saranno aperti i primi corsi per educare ristoratori e gestori di esercizi alimentari a ridurre al minimo i rischi per i clienti che soffrono di allergie o intolleranze alimentari. “L’esigenza di educare chi lavora nella ristorazione nasce dalla consapevolezza che i pazienti sono in continuo aumento”, osserva Giorgio Walter Canonica, presidente Siaaic.
Lo scopo dei corsi, coordinati dal servizio di allergologia del Policlinico Gemelli, sarà quello di allenare il personale di ristoranti ed esercizi alimentari a riconoscere le manifestazioni cliniche di allergia alimentare, soprattutto nelle forme più gravi, spiegando che cosa sia necessario fare per intervenire nel modo più corretto.“L’obiettivo”, aggiunge Mario Di Gioacchino, vicepresidente Siaaic, “è far sì che i ristoratori non commettano errori e possano consigliare i piatti più adatti a ciascun cliente, per esempio non servendo pietanze che contengono cibi a cui l’avventore non è direttamente allergico ma che possono scatenare reazioni a causa di allergie crociate”.
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