Quindici giorni di dieta a zero pesticidi sono sufficienti per abbattere – e in alcuni casi azzerare – gli inquinanti nell’uomo. È quanto emerge dalla campagna #ipesticididentrodinoi promossa da FederBio con Isde-Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu e Wwf Italia che hanno analizzato il contenuto dei pesticidi nelle urine di una famiglia italiana, prima e dopo una dieta al 100% biologica.
Giorgio, Marta, Stella e Giacomo sono papà, mamma e i due bambini di 7 e 9 anni che hanno accettato di sottoporsi al test per misurare il livello di pesticidi nel corpo. I risultati delle analisi – elaborate a Brema nel Medizinisches Labor Bremen – hanno dato risultati sorprendenti: cercando l’insetticida clorpirifos, ad esempio, si è scoperto che prima della dieta era presente nelle urine del bambino più piccolo con oltre 5 microgrammi per grammo di creatinina. Dopo quindici giorni a base di prodotti biologici, la concentrazione dell’inquinante era scesa a un valore di 1,8 microgrammi. Nel caso del padre Giorgio, addirittura, dopo la dieta non c’era più traccia della sostanza.
Una “decontaminazione” che ha funzionato per alcuni degli insetticidi più utilizzati dall’agricoltura convenzionale: il clorpirifos, appunto, e i piretroidi. Ma soprattutto per il glifosato, l’erbicida il cui utilizzo è stato appena rinnovato dall’Unione Europea per altri 5 anni: dopo la dieta tutti i valori sono scesi sotto la soglia di rilevabilità. Nello specifico: prima dei 15 giorni, il piccolo Giacomo era a quota 0,19 microgrammi di glifosato per litro e la bambina più grande a 0,16. Dopo la dieta, i residui di erbicida erano assenti. Giorgio aveva 0,26 microgrammi per litro di urine ma dopo soli 15 giorni l’inquinante è precipitato al di sotto del minimo misurabile (mentre Marta era la sola a presentare livelli di glifosato troppo bassi per essere rilevati ancor prima della dieta).
In tutto sono state eseguite 16 analisi delle urine, quattro per ognuno dei membri della famiglia. Di queste ben 13 hanno dato risultati estremamente positivi, con significative differenze tra prima e dopo la dieta, e solo in due casi non si sono registrati miglioramenti. In altre parole la dieta bio ha avuto effetto su oltre l’80% delle analisi effettuate. Un’indicazione importante del fatto che la chimica contenuta negli alimenti da agricoltura convenzionale – anche in presenza di cibi che rispettano le soglie stabilite di fitofarmaci, come capita nella maggior parte dei prodotti consumati in Italia – rimane e si accumula nel nostro corpo, con conseguenze che ancora non sono state totalmente chiarite. Ed è bene ricordarlo: non ci sono, per quanto riguarda il corpo umano, limiti stabiliti di contaminazione da pesticidi, per cui non dovremmo trovarne traccia.
«L’iniziativa che abbiamo condotto ci spinge a una seria riflessione sul fatto che se cerchiamo ‘i pesticidi dentro di noi’ è molto probabile che li troviamo», commenta Maria Grazia Mammuccini dell’Ufficio di presidenza di FederBio e portavoce della campagna #StopGlifosato. «Ma su questo non ci sono monitoraggi su ampia scala: è incredibile che ancora oggi ci si ponga in maniera molto vaga il tema dell’effetto dei pesticidi all’interno del nostro organismo. Serve più ricerca, e soprattutto più ricerca indipendente dagli interessi economici, come ha dimostrato la stessa vicenda del glifosato».
Maurizio Bongioanni
Per approfondire: www.cambialaterra.it