PRIMO PREPARATIVO: LASCIAR ANDARE
Nella tradizione è alla fine dell’anno che dovremmo lasciar andare qualcosa. C’è chi lo brucia. C’è chi semplicemente lo butta (qualcuno pensa di poterlo buttare dalla finestra: non fatelo!).
In ogni caso affidiamo volentieri al fuoco le cose che vogliamo lasciar andare perché lasciar andare porta trasformazione. È necessario perché arrivi qualcosa di nuovo.
Quindi, se vuoi approfittare potresti iniziare scrivendo qualcosa che vorresti lasciar andare di quest’anno appena trascorso. Ci sono molte cose che si sono concluse e che facciamo fatica a lasciar andare perché vorremmo che fossero andate diversamente. Non possiamo cambiare il passato: lasciarle andare ci permette di scendere a patti con questa verità ovvia eppure disattesa.
Nel lasciare andare metterei anche due delle cose che rendono più spessi e solidi i confini del nostro carattere. Il nostro bisogno di essere speciali e il nostro bisogno di avere sempre ragione. Il bisogno di essere speciali a volte ci spinge al perfezionismo in una delle aree della nostra vita, altre volte ci fa combattere con cambiamenti che sono, invece, inevitabili. In ogni caso il problema è legato al nostro bisogno di essere apprezzati. Così alcuni aspetti di noi diventano grandiosi e altri esageratamente svalutati. Accettare la nostra vita per com’è, con lati luminosi e in ombra, ci permette di essere realisti, al di là della lode e del biasimo.
Lo stesso vale per il nostro bisogno di avere ragione, che a volte ci porta ad esagerare con l’intensità del nostro volume. Riconoscere il diritto all’esistenza di altri punti di vista è un potente pacificatore, ma anche un potente fattore di dialogo.
SECONDO PREPARATIVO: RINGRAZIARE
A volte abbiamo un senso espanso della nostra forza e della nostra fatica e dimentichiamo di vedere il contributo degli altri. Non siamo isole, anche se a volte ci sentiamo così.
Potrebbe essere una buona idea, anziché spammare i consueti auguri di fine anno, fare una lista delle persone che desideri ringraziare e ringraziarle. Difficile pensare che non ci sia qualcuno da ringraziare. Questo è davvero il miglior augurio che si possa ricevere. Sentire che quello che hai fatto, che quello che hai dato è stato riconosciuto. Ringraziare non è lodare, anche se a volte tendiamo a confonderli.
Ringraziare ci restituisce parità e io sono un’appassionata di democrazia. Niente di più democratico del ringraziare.
L’altro grande vantaggio del ringraziare è che non dà nulla per scontato: né le cose belle, né le cose brutte. Considera equanimemente entrambe. Ringrazia per le cose belle e fai il punto su quello che hai imparato dalle cose brutte che sono successe. È un modo per lasciarle andare e vederle con maggiore serenità.
Ringraziare ci serve anche per mettere in cascina il fieno dei nostri apprendimenti: così quello che abbiamo vissuto non è passato invano.
TERZO PREPARATIVO: METTERE LE INTENZIONI
Mettere l’intenzione è un esercizio contemplativo che deriva dalla tradizione tibetana e presuppone una connessione con le nostre aspirazioni più profonde in modo che queste possano dare forma alle nostre azioni. Mettiamo le nostre intenzioni e le riaffermiamo per andare nella direzione che è veramente significativa per noi, anche se poi, per andare avanti, abbiamo bisogno che la motivazione ci faccia da traino.
Conscia o inconscia la nostra motivazione è il perché che sta dietro alle nostre azioni mentre l’intenzione ne è la scintilla.
COME FARE IN PRATICA
Prendiamo qualche respiro profondo e facciamolo seguire da una lenta espirazione, per qualche volta. Nello spazio che segue l’espirazione possiamo porci la domanda: “Cos’è che ha valore per me? Cosa mi auguro, profondamente, nel cuore, per me, per le persone che amo e per il mondo intero?
Aspettiamo che emerga una risposta, senza preoccuparci che accada subito. La domanda ha — forse — più valore della risposta, lasciamola aperta anche dopo la fine della pratica, se necessario e se non è emerso un tema specifico.
Alla fine può formarsi un insieme di pensieri o intuizioni che possono dare vita ad una specifica intenzione. Ogni tanto — può essere ogni giorno, ogni settimana, ogni mese — verifica cosa è successo rispetto alla tua intenzione. Verifica se, nel frattempo hai cambiato strada (e in questo caso ridefinisci la tua intenzione) o se hai semplicemente deragliato, perdendola di vista.
LA DIREZIONE DELLA NOSTRA VITA
È la nostra intenzione che dà una direzione alla nostra vita e la meditazione è il modo per affinare la nostra intenzione. Abbiamo solo bisogno di essere realisti rispetto allo standard delle nostre intenzioni. Come diceva Suzuki Roshi, “Siamo completamente perfetti. Abbiamo bisogno solo di qualche aggiustamento”. Abbiamo tutto quello che ci è necessario: dobbiamo solo affinarlo. La meditazione è il processo che ci permette di farlo. Quello che affiniamo è la nostra intenzione.
Nicoletta Cinotti
rielaborato da: nicolettacinotti.net