Il 2019 è l’anno di Matera capitale della cultura ma è anche l’anno del turismo lento, dei cammini, degli itinerari intelligenti e sostenibili. Il turismo lento – slow tourism come è internazionalmente conosciuto – rappresenta una filosofia di viaggio, un modo di intendere il turismo nella sua essenza di scoperta e allargamento degli orizzonti, uno stile di viaggio sostenibile e responsabile, fatto di osservazione ed esplorazione dei territori meno conosciuti e fuori dai circuiti e dalle logiche del turismo di massa.
In Italia ci sono moltissime strade, sentieri segnati e itinerari per chi ama viaggiare a piedi o in bicicletta, ci sono le vie dedicate ai santi, i percorsi sulle tracce dei briganti, le vie della transumanza, e poi la Via Francigena, tra i cammini religiosi più noti anche a livello internazionale, che nel medioevo univa Canterbury a Roma e ai porti della Puglia, le vie Francigene del Sud, la Via degli Dei e la Via Appia, numerosi itinerari che attraversano paesaggi collinari e panorami montani, basolati romani e antichi tratturi, santuari cristiani, cattedrali e templi pagani.
Tra i tanti spunti di viaggio che offre Matera —Capitale della cultura 2019 — da annotare certamente il tratto lucano della via Appia Regina Viarum, la “regina delle strade”, che collegava Brindisi a Roma. Il tratto prevede diverse tappe per un totale di circa 65 km, passando per Banzi, un piccolo paese di 1.320 abitanti situato nella parte nord–est della provincia di Potenza, con antichi resti di epoca romana, come il tempio auguraculum in terris e la domus romana con le terme, o testimonianze della civiltà osco–sannitica con i resti di ville e piccoli agglomerati di case, armi e armature, epigrafi onorarie, funebri e politiche; proseguendo l’itinerario si arriva al vicino comune di Genzano di Lucania con il suo castello di Monteserico risalente al 1041, anno in cui si svolse una storica battaglia tra Bizantini e Normanni e sede della chiesa Santa Maria della Platea, dove si trova il polittico del 1474 di Giovanni Bellini, raffigurante la Madonna con il bambino seduta in trono ed altri Santi, considerata da molti esperti d’arte l’opera più prestigiosa di tutta la regione. Si passa poi per Matera, Melfi, Palazzo San Gervasio, per arrivare a Rapolla e poi Venosa, nel Vulture, con i resti della necropoli neolitica trovati in località Toppo d’Aguzzo a Rapolla, testimonianze della presenza umana sin dai tempi della preistoria, molte delle quali custodite al “Parco paleolitico” di Notarchirico, i resti romani come l’anfiteatro del I secolo d.C. e le testimonianze medievali come la fontana angioina costruita nel 1298 in onore di Carlo I d’Angiò, che aveva soggiornato a Venosa per ben due volte: nel settembre 1271 e nel giugno 1272 o ancora il castello aragonese risalente al 1470 con all’interno la biblioteca comunale e il Museo archeologico.
Un itinerario originale e alternativo, antichissimo e leggendario, quello del tratto lucano della Via Appia Regina Viarum, un percorso nella millenaria cultura rurale materana, un territorio genuino, da esplorare e conoscere in tutte le sue bellezze paesaggistiche e storiche, le sue tradizioni agricole e gastronomiche, fatte di semplicità e generosità come le persone che ci vivono e che vi accoglieranno negli agriturismi, nelle fattorie, nei mercati e nelle botteghe della rete di Campagna Amica.
fonte: campagnamica.it