Arrivano i ricercatori a sottolineare quello che a noi sembra ovvio: il prezzo del cibo deve crescere, e di misura, per coprire i costi ambientali dell’agricoltura industriale.
«Se nel prezzo del cibo a buon mercato fossero inclusi i costi generati dall’agricoltura industriale moderna, i prezzi sarebbero molto più alti», queste le conclusioni di un gruppo di ricercatori dell’Università di Augsberg in Germania. Tra i quali Tobias Gaugler che ha studiato l’impatto dell’azoto ampiamente usato dagli agricoltori tedeschi (e non solo) per potenziare le rese.
«L’uso e abuso fertilizzanti e concimi a base di azoto provoca un eccesso di sostanze azotate nei terreni. Un problema per la salute dell’uomo e dell’ambiente» dichiara lo studioso a Deutsche Welle (emittente pubblica che trasmette anche a livello internazionale) che commenta: «Come previsto, quantitativi di sostante azotate inferiori sono invece state ritrovate nei terreni coltivati secondo metodi biologici. Lo studio prova che l’agricoltura convenzionale sfrutta più risorse, ma i costi ambientali, i costi per bonificare e rivitalizzare il terreno non vengono conteggiati nel prezzo del prodotto sullo scaffale».
I ricercatori hanno calcolato che se venissero effettivamente conteggiati i costi dovuti a questo eccesso — ad esempio quelli per filtrare e depurare l’acqua potabile dai residui di azoto — farebbero salire il prezzo del prodotto finale del 10%. A questo si deve aggiungere quello dovuto all’inquinamento dell’aria, al degrado del suolo, o ancora quello altissimo causato dall’impatto degli antibiotici usati negli allevamenti intensivi. Cioè, se nel prezzo finale fossero comprese tutte le conseguenze della produzione intensiva e industriale di cibo, il prezzo sarebbe molto più alto.
Ma chi paga in effetti queste spese necessarie? Noi con le nostre tasse. Non sarebbe opportuno far pagare chi sporca, inquina e ci fa ammalare?
In Germania sono iniziate mobilitazioni per chiedere al Governo di far emergere questi costi nascosti e inserirli nel prezzo finale del prodotto. Gaugler però è di un altro avviso: «La responsabilità non è solo dei supermercati, e il prezzo stracciato deriva anche da pressioni politiche e domanda dei consumatori. Credo però sia solo una questione di tempo, e si arriverà all’attuazione del principio “chi inquina paga”». Non sarebbe male. I Verdi aggiungono carne al fuoco: «I prezzi più elevati nei supermercati però, costringerebbero i consumatori a fare attenzione alle loro spese e magari a ridurre lo spreco alimentare: solo in Germania si buttano via 7 milioni di tonnellate di cibo buono l’anno».
Michela Marchi