Il grande carrello

È scelta ogni giorno dal 70% degli Italiani. Colpisce la pancia delle persone, conoscendone alla perfezione le necessità, i desideri e le possibilità. Ne monitora giorno per giorno i cambiamenti (a volte li indirizza), plasmandosi di conseguenza e ottenendo così sempre più consenso. Di cosa sto parlando? Della realtà incredibile che oggi, con i suoi 27.000 esercizi commerciali, rappresenta la Grande Distribuzione Organizzata in Italia. Quella di cui Stefano Liberti e Fabio Ciconte parlano nel libro Il grande carrello e che definiscono, a ragion veduta, “il primo partito populista ante litteram”.

Ripercorrendo con loro la storia che ha portato dalla nascita del primo supermercato alla situazione attuale, si capisce quanto questa realtà abbia acquistato potere nella vita di ognuno senza che nessuno se ne accorgesse. In un mondo che va sempre più veloce, la cosiddetta GDO risponde alla perfezione alla ricerca della praticità e convenienza che la nostra società richiede. Ma a che costo? Dietro la comodità di un luogo dove poter trovare tutto e subito a prezzi ribassati, spesso si nascondono da un lato agricoltori malpagati, ecosistemi a rischio e suoli che perdono fertilità; dall’altro consumatori che smarriscono non solo il legame con chi il cibo lo produce, ma anche la possibilità e la capacità di scegliere.

Se però è vero che “libertà è partecipazione”, rubando le parole a Gaber e in sintonia con le metafore musicali utilizzate spesso da Liberti e Ciconte, prender parte alla filiera in maniera consapevole è l’unico modo per esercitare e tutelare il nostro essere liberi. Dall’essere semplici consumatori, in balia del marketingemozionale e delle strategie di vendita commerciali, è necessario diventare cittadini responsabili di ciò che compriamo e delle scelte che facciamo. Solo così si può rompere quel ciclo vizioso che alimenta un sistema da cui sembra impossibile uscire: informarsi e capire cosa c’è dentro i nostri carrelli è il primo passo per farlo e per porre la parola fine ad una guerra tra poveri spietata. La lettura de Il grande carrello potrebbe essere un buon inizio.

Carlo Petrini

fonte: slowfood.it, 
ripreso da Rfood (la Repubblica), 13 aprile 2019

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