In calo la domanda di cibo. Ma la disparità affama l’Africa

La prima notizia sorprendente è che nel prossimo decennio la domanda globale di prodotti agricoli e alimentari dovrebbe diminuire. La seconda è che i Paesi mediorientali e africani saranno ancora più dipendenti dalle importazioni di quanto lo siano oggi, nonostante si preveda un aumento della produzione agricola e ittica di circa il 20% in tutto il mondo.

Un paradosso? Solo in apparenza, se andiamo a vedere con più attenzione i trend che il rapporto annuale OCSE–FAO sulle prospettive agricole prefigura da qui al 2027.

Lo scorso anno abbiamo toccato livelli record di produzione per la maggior parte dei cereali, la carne, i latticini e il pesce. A indebolire la domanda globale nel prossimo futuro, però, potrebbero concorrere il rallentamento della crescita demografica e la riduzione della domanda di prodotti a base di carne, che a sua volta inciderà in negativo sulla richiesta di cereali e farine proteiche utilizzate nei mangimi.

Secondo le stime dell’ONU, l’allevamento industriale costa all’agricoltura un terzo delle terre coltivabili e incide per il 14,5% delle emissioni di gas serra. Nei prossimi anni quindi si mangerà meno carne di quanto avremmo pensato, ed è un bene per noi e per il pianeta.

Così come è positivo il fatto che la domanda di cereali e oli vegetali per i biocarburanti dovrebbe rimanere invariata, in contrasto con quanto avvenuto nello scorso decennio. I carburanti “verdi” sottraggono infatti una vasta quota di terreni alle produzioni alimentari.

Come al solito, i guai incominciano quando si parla di disparità. Nell’area mediorientale e nordafricana l’agricoltura e la produzione ittica dovrebbero aumentare dell’1,5% l’anno, ma saranno condizionate sia dalle limitate risorse idriche e del suolo, sia dall’impatto di eventi climatici estremi sempre più frequenti.

Ancora una volta il pianeta ci presenta il conto dei nostri errori e ci chiede di rimediare al più presto. La via d’uscita, ricorda la stessa FAO, non passa per qualche scorciatoia produttivista, ma per un uso più responsabile e una più equa di­stribuzione delle risorse che abbiamo.

Gaetano Pascale

da La Stampa del 15 luglio 2018

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