SALVARE LE API VUOL DIRE SALVARE IL CIBO

Partiamo da un semplice dato di fatto: le api e gli impollinatori hanno un ruolo cruciale per il pianeta, per la tutela della biodiversità e per l’agricoltura. Sono parte integrante del nostro sistema alimentare, perché impollinano le piante coltivate che finiscono come cibo sulle nostre tavole. 

Stiamo parlando della riproduzione di oltre l’80% (circa 300.000 specie) delle piante selvatiche e il 75% delle nostre colture (più di 300 specie) che dipende proprio dagli insetti impollinatori. Oggi quindi non ci sarebbero tantissimi frutti e tantissimi ortaggi che mangiamo ogni giorno se non ci fossero gli impollinatori ad alimentare quel processo straordinario che è l’impollinazione dei fiori. 

Il valore di questo servizio è enorme: se gli impollinatori si facessero pagare per produrre il cibo che consumiamo, il costo per la società ammonterebbe ogni anno a circa 260 miliardi di euro. 

Ora lo diciamo con la consapevolezza attuale, tanto da riuscire a dare un valore economico. Ma, l’importanza delle api e degli impollinatori lo conoscevano bene gli antichi agricoltori che sapevano rispettare la presenza di siepi e di fiori che attraevano e davano nutrimento a quegli insetti che sarebbero diventati utilissimi nell’impollinazione. 

Non difendere le api e l’ambiente in cui queste vivono è quasi come non voler riconoscere che esse rappresentano l’apice di un processo naturale che garantisce sussistenza agli esseri viventi in un contesto di forte cambiamento climatico. Fingiamo di ignorare tutto ciò e ci limitiamo a parlarne solo quando le argomentazioni toccano interessi economici che nel mondo della produzione agricola sono ben distanti dalla cura della terra e dell’ambiente. 

Ecco perché è fondamentale che l’Unione europea si doti di una legge che possa proteggere le api, gli impollinatori e accompagnare gli agricoltori in quella transizione ecologica che prevede l’eliminazione dei pesticidi sintetici (dell’80% entro il 2030, iniziando da quelli più pericolosi, per arrivare al 100% entro il 2035) e il ripristino della biodiversità ridando vita agli ecosistemi naturali delle aree agricole. 

Un traguardo raggiungibile che però ha bisogno del contributi di tutte le cittadine e tutti i cittadini europei. Un nostro diritto e un onere a cui non dovremmo sottrarci. 

Fonte: slowfood.it, 13 maggio 2021

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