BOLLETTE VS TRANSIZIONE ECOLOGICA, MA È DAVVERO COSÌ?

Contro l’aumento delle bollette bisogna puntare sulle rinnovabili, spiegano le associazioni ambientaliste. Che contestano il legame tour court fatto fra rincari dell’energia elettrica e transizione ecologica 

Il rischio di un aumento delle bollette dell’energia imputato alla transizione ecologica tour court, senza guardare i dati di contesto, quelli storici e la necessità di agire per non aggravare i cambiamenti climatici. È così che rischia di delinearsi il dibattito sul rincaro dell’energia elettrica (più 40% secondo le previsioni fatte dal ministro Roberto Cingolani) legato all’aumento del costo del gas e al rincaro dei prezzi della CO2, a sua volta legato alle esigenze di decarbonizzazione. Ma le associazioni ambientaliste non ci stanno. 

Greenpeace spiega: «Contro l’aumento delle bollette bisogna puntare su rinnovabili ed efficienza». 

In realtà qualche precisazione è arrivata anche dall’Europa. Ieri il vice-presidente della Commissione, responsabile per il clima, Frans Timmermans ha detto: «Se avessimo fatto il Green Deal 5 anni fa, non saremmo in questa situazione». Per il Commissario il rialzo del prezzo dell’energia è legato all’aumento del prezzo della CO2 solo per un quinto. 

Su twitter, Timmermans ha scritto: «La discussione sull’aumento dei prezzi nel settore energetico rischia di contrapporre il lato sociale a quello climatico. Invece di paralizzarci, dobbiamo accelerare le cose e rendere l’energia rinnovabile accessibile a tutti». 

Puntare sulle rinnovabili è quello che chiedono le associazioni ambientaliste, che spiegano come sia forte l’impatto dell’aumento del prezzo del gas e dei costi di approvvigionamento delle materie prime. 

Scrive Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, su il Manifesto: «Ma davvero è la riconversione ecologica del Paese che sta facendo schizzare verso l’alto le bollette? Nulla di più falso. Il peso degli incentivi dati alla produzione di elettricità da fonti rinnovabili sta scendendo: siamo arrivati a poco più di 11 miliardi di euro lo scorso anno, erano 14 fino a qualche anno fa». 

Fra le richieste: ripulire le bollette dagli oneri impropri e «rendere più semplice la realizzazione degli impianti che producono elettricità dalle fonti pulite, a partire dal sole e dal vento, ad una velocità di installazione che dovrebbe decuplicarsi». 

Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, sferza: «Il governo Draghi vuole davvero avviare la “transizione ecologica” o, come sembra, la vuole bloccare?». 

«Il ministro della “Finzione Ecologica” Roberto Cingolani, dopo aver attaccato gli ambientalisti e straparlato di nucleare, ora sfrutta l’impennata dei prezzi del gas per far passare il messaggio che “la transizione ecologica costa”, seguito a ruota da gran parte dei media», scrive Onufrio sul sito di Greenpeace. 

Il direttore di Greenpeace Italia spiega l’impennata del prezzo del gas fossile con la ripresa dell’economia, rimbalzo post Covid, e con una «contestuale riduzione delle forniture dalla Russia, non si sa se per ragioni tecniche o se legate alla polemica sul gasdotto Nordstream, che dovrebbe aggirare l’Ucraina con evidenti mire politiche. È salito anche il prezzo della CO2, ma le ricadute di questo aumento sono marginali su quello che sta accadendo, dato che questa situazione dipende dal prezzo del gas in Europa». 

«Di certo — prosegue — c’è che il prezzo del gas, e dunque dell’elettricità prodotta con questo combustibile fossile, è schizzato alle stelle. Ma, va ricordato, il prezzo della componente energia influenza le bollette per circa il 50%. In Italia le rinnovabili, dopo un breve momento di boom, sono state “frenate” proprio perché avevano invaso quote di mercato che erano coperte dalla produzione di elettricità da gas fossile». 

Insomma: per ridurre i gas serra dovevamo andare più veloci sulle rinnovabili mentre «da circa dieci anni, andiamo a rilento». 

Fra energia, costi dell’energia e nucleare, per Greenpeace si sta facendo una sorta di opera di distrazione dell’opinione pubblica. «Per ostacolare la necessaria transizione verso le rinnovabili, vediamo dunque all’opera una campagna di sbarramento che ha come obiettivo fermare tutto — scrive ancora Onufrio. — L’“inazione” è la nuova forma di negazionismo climatico: lasciare le cose come stanno, e dunque gas fossile e petrolio al centro del sistema energetico, per bloccare ogni serio cambiamento. Tutto questo nonostante nel PNRR, almeno a parole, l’Italia dica di voler dare una spinta seria alle rinnovabili. Per distrarre l’opinione pubblica, viene usato inoltre anche il tema nucleare. Prima la fusione (ancora in fase di ricerca e sviluppo, nessuna prospettiva commerciale prima del 2060), poi i mini–reattori (tecnologie vecchie e che verranno usate per ragioni militari, come i sottomarini nucleari) e poi nucleare di IV generazione (anch’esso allo studio)». 

Sabrina Bergamini 

fonte: helpconsumatori.it

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