SOTTO SGOMBERO IL BORGO CHE RESISTE DA QUASI 3 ANNI ALLA MINIERA DI CARBONE

Lützerath è il borgo tedesco abbandonato diventato un simbolo della lotta al cambiamento climatico. In queste ore sono state avviate le operazioni di sgombero delle centinaia di ambientalisti lì barricati per impedire nuove estrazioni del carbone da parte del colosso RWE e la distruzione di ciò che resta del villaggio 

Benvenuti a Lützerath, l’ultimo borgo prima della miniera di carbone a cielo aperto al centro della Renania, nella Germania nordoccidentale. Negli ultimi (quasi) tre anni, “Lützi” è diventato un simbolo del movimento per il clima in Germania. Ma Lützerath è solo una della dozzina di comunità i cui villaggi sono stati espropriati e demoliti per far posto all’estrazione del carbone. 

Per bloccare l’avanzata della miniera, decine e decine di attivisti hanno occupato stabilmente il villaggio da mesi. Si sono accampati nella terra di Eckardt Heukamp, l’ultimo agricoltore che si è rifiutato di abbandonare la fertile terra dei suoi genitori. Ma a novembre scorso la multinazionale RWE ha dichiarato che il villaggio sarebbe stato evacuato “questo inverno”. Promessa mantenuta: così sta accadendo. 

Oggi è il terzo giorno di sgombero a Lützerath e la polizia si sta concentrando sugli attivisti rintanati nei tunnel sotterranei. Hanno resistito alla pioggia battente, ai forti venti e alle temperature inferiori ai dieci gradi sottozero. 

La compagnia energetica è uno dei principali attori economici in questa regione ricca e industrializzata. Il 4 ottobre scorso, RWE aveva annunciato di aver firmato uno storico accordo con i parlamentari verdi regionali e il ministro federale dell’Economia e del clima, l’ambientalista Robert Habeck: la società si è impegnata a cessare definitivamente l’estrazione del carbone del Reno nel 2030, anziché nel 2038, come inizialmente previsto. Secondo RWE e i Verdi, 280 milioni di tonnellate di carbone rimarranno nel sottosuolo e gli ultimi villaggi che dovevano essere distrutti saranno preservati. 

Tutti tranne uno: Lützerath. 

E così, asserragliati per giorni, centinaia di ambientalisti, sostenuti anche da Greenpeace e Fridays for future (il 17 gennaio Greta Thunberg ha partecipato alla protesta ed è stata allontanata dalla polizia) ne hanno fatto un simbolo di resistenza e dal 2020 vi si sono accampati per impedire la continuazione dell’estrazione del carbone. La loro richiesta è il rispetto degli Accordi di Parigi e il tetto di 1,5°C all’aumento della temperatura. 

Ma in queste ore, la polizia tedesca in assetto antisommossa sta avanzando, abbattendo porte e sgomberando gli ultimi magazzini del villaggio occupati. 

Gli attivisti si richiamano al precedente caso del bosco di Hambacher Forst del 2018: durò diverse settimane, costò milioni e provocò un morto, ma alla fine il disboscamento voluto da RWE venne fermato. 

Ma quanto ci costa questo “benedetto” carbon fossile? 

Fonti: greenme.it 13 gennaio 2023, t-online.de, twitter.com/Ende__Gelaende, Le Monde

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.