Doppia qualità del cibo, Europa: “Non saranno ammessi doppi standard”

Dual Food Quality, doppia qualità dei cibi: hanno una composizione diversa ma il marchio è uguale (o simile). La pratica è sotto i riflettori della Commissione europea, che ha pubblicato oggi uno studio per valutare le differenze di composizione dei prodotti alimentari nell’Unione europea. Quasi un terzo dei prodotti analizzati presenta qualche differenza di composizione ma con un marchio identico o simile, mentre il 9% dei prodotti alimentari presentati come identici nei diversi Paesi europei era, in realtà, diverso.

“Nel mercato unico europeo non saranno ammessi doppi standard — ha detto la Commissaria per la giustizia e i consumatori Vera Jourová. — Con le nuove norme che penalizzano le differenze di qualità e rafforzano i poteri delle autorità di tutela dei consumatori abbiamo gli strumenti necessari per porre fine a questa pratica. I consumatori europei saranno in grado di fare acquisti in piena fiducia, certi di acquistare il prodotto che vedono.”

Il fenomeno della differenza di qualità dei prodotti alimentari è dunque al centro dello studio, condotto dal Centro comune di ricerca (JRC, il servizio interno della Commissione europea per la scienza e la conoscenza) su quasi 1.400 prodotti alimentari in 19 Paesi dell’UE: è risultato che il 9% dei prodotti messi a confronto differiva per composizione sebbene la parte anteriore della confezione fosse identica, spiega Bruxelles, mentre per un altro 22% dei prodotti, per i quali sono state rilevate differenze di composizione, la parte anteriore della confezione era simile.

Commenta Tibor Navracsics, Commissario per l’Istruzione e la cultura e responsabile per il Centro comune di ricerca: “Alcuni cittadini europei ritengono che i prodotti alimentari di marca che acquistano siano diversi, se non di peggior qualità, rispetto a quelli disponibili altrove. La Commissione ha invitato i nostri scienziati a contribuire a una valutazione oggettiva della portata di tali differenze nel mercato unico. I risultati non sono omogenei: se da un lato mi fa piacere che non vi sia alcuna prova di un divario tra est e ovest nella composizione dei prodotti alimentari di marca, dall’altro mi preoccupa il fatto che per quasi un terzo dei prodotti analizzati sia stata rilevata una composizione differente nonostante il marchio identico o simile.”

Lo studio ha analizzato 1.380 esemplari di 128 diversi prodotti alimentari di 19 Stati membri, un campione non rappresentativo, però, della varietà di prodotti alimentari disponibili sul mercato europeo. Nella maggior parte dei casi la composizione dei prodotti coincideva col modo in cui venivano presentati, dice la Commissione europea — per il 23% dei prodotti quanto indicato sulla parte anteriore della confezione e la composizione coincidevano, mentre per il 27% dei prodotti a una diversa composizione corrispondeva una diversa parte anteriore della confezione.

Il 9% dei prodotti presentati come identici nei diversi Paesi dell’UE aveva invece una composizione diversa: la parte anteriore della confezione era identica ma la composizione differente. Un altro 22% dei prodotti presentati in modo simile aveva una composizione differente: sono prodotti che presentavano una parte anteriore della confezione simile ma una composizione differente.

Bruxelles sottolinea poi che non è stato rilevato alcun modello geografico coerente per quanto riguarda l’uso di imballaggi identici o simili per prodotti con una composizione differente. “Le differenze di composizione rilevate nei prodotti analizzati non implicano necessariamente una differenza di qualità”, aggiunge la Commissione. Che ha promosso diverse azioni per fronteggiare le differenze di qualità nei prodotti. Fra queste, quella di chiarire i casi in cui le differenze di qualità dei prodotti costituiscono una pratica ingannevole, stabilire una metodologia comune per l’analisi dei prodotti alimentari, destinare oltre 4,5 milioni di euro alla risoluzione del problema.

Sabrina Bergamini

fonte: chelpconsumatori.it, 24 giugno 2019


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